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La Provincia spegne i social: dipendenti in rivolta

Il caso

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I lavoratori di palazzo Celio insorgono contro il divieto di navigare su internet in ufficio. Quella che nelle aziende è la normalità, nel pubblico viene vissuta come una privazione di libertà.
Una scelta di normale buon senso. E una regola che, nelle aziende private, si applica da anni: niente internet negli orari di lavoro, se non per motivi strettamente professionali. Off limits, insomma, i siti di “svago” di tutti i tipi: dai social network ai portali dei quotidiani, fino a Youtube e chi più ne ha più be metta.



Ma quando questa regola viene “imposta” ai dipendenti pubblici, apriti cielo. E’ quanto succede a palazzo Celio, sede della provincia di Rovigo. Dove parte dei dipendenti sono andati su tutte le furie dopo che, nei giorni scorsi, molti siti, evidentemente utilizzati spesso, sono risultati irraggiungibili. E tra i lavoratori sta montando il malcontento, mentre il sindacato, dal canto suo, tace, forse per paura di scontentare chi in ufficio, anzichè lavorare, naviga.



Insomma, dopo una fase di monitoraggio la Provincia è passata alle vie di fatto, con molti siti risultati, negli ultimi giorni, inaccessibili da tutti i computer di palazzo Celio. Ma quella che per la quasi totalità dei lavoratori di aziende privati è la normalità, viene vissuta da parte dei dipendenti pubblici come una privazione di libertà. Un vero e proprio cortocircuito del sistema dei diritti e dei doveri.



Il servizio completo sulla Voce in edicola sabato 30 settembre.
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