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"A Barcellona è guerra, sono barricato in casa"

Polesani in Catalogna

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Mattia, studente badiese: “Polizia ovunque, preferisco non avere guai”. Anna: “Difendo il loro diritto di voto”.
Un clima da guerra civile. Con camionette della polizia appostate ad ogni angolo, elicotteri che sorvolano la città e scontri tra manifestanti di diverse idee politiche. Barcellona è una polveriera.



“Non esco di casa. Resto barricato nel mio appartamento e guardo dalla finestra quello che succede. Non ci tengo a finire nei guai”. Mattia Lecci, 23 anni, di Badia Polesine, è arrivato nella capitale catalana un mese fa.



“La stragrande maggioranza delle persone con cui ho contatti sono convintamente indipendentisti - rivela Mattia - i giovani in particolare sono lo zoccolo duro del movimento indipendentista, così come l’università è stata un centro cruciale di questa battaglia”.


Anna Spagna, trentuno anni, originaria di Villanova del Ghebbo, lavora in un hotel di Barcellona da ormai un anno, ed è fidanzata con un catalano che, ieri, ha accompagnato fuori città, nel seggio del suo paese d’origine, a pochi chilometri da Barcellona, per votare.



“Lui è per il sì all’indipendenza - dice Anna - io personalmente credo avrei votato no. Ma non è questo il punto: difendo fermamente il diritto dei catalani ad esprimere democraticamente la propria opinione. Qui si lotta per il diritto di voto”.



Il servizio completo e le testimonianze sulla Voce in edicola lunedì 2 ottobre.
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