Due sentenze danno ragione agli automobilisti multati. Lo Scout Speed non era stato segnalato né le auto erano state fermate subito dopo. Il Tribunale di Rovigo, invece, aveva detto il contrario.
Automobilisti sul piede di guerra per via dello Scout Speed, il dispositivo mobile di rilevamento della velocità tanto temuto da chi percorre le strade della Bassa Padovana.
Basta attraversare l’Adige e spingersi nelle strade comunali di Solesino, Sant’Elena, Granze e Pozzonovo, pattugliate dalla polizia locale associata, per rendersi conto della psicosi che assale tanti automobilisti, intimoriti dall’idea di incrociare oppure di essere inseguiti dal poco appariscente “cacciatore”.
Ma il braccio di ferro tra le amministrazioni e gli utenti della strada potrebbe essere arrivato a un punto di svolta grazie a due sentenze provenienti l’una dal Tribunale di Belluno, l’altra dal Tribunale di Latina. A segnalarle e a utilizzarle come scudo per difendere la causa degli automobilisti multati, è Antonio Paribello, capogruppo della lista “Sant’Elena Viva” nel comune di Sant’Elena che da anni si batte non tanto contro il dispositivo in sé, quanto piuttosto contro l’uso vessatorio che a suo avviso ne fa la polizia locale associata.
Le due sentenze d’Appello danno ragione agli automobilisti che hanno fatto ricorso, costringendo i comuni di Feltre nel primo caso e di Sabaudia nel secondo, a rimborsare le contravvenzioni. Il motivo è che gli utenti della strada non erano stati avvisati della presenza del rilevatorené le auto beccate oltre il limite di velocità erano state fermate dagli agenti.
Una situazione analoga si era verificata anche nei comuni della Bassa Padovana, ma in quel caso il Tribunale di Rovigo si era pronunciato a favore del Comune di Solesino, dove si trova la sede della polizia locale associata. Secondo il giudice rodigino, trattandosi di dispositivi istallati su un’auto in movimento, non era obbligatoria la segnalazione preventiva, necessaria invece nel caso di rilevatori fissi. Una decisione che all’epoca, a detta di Paribello, era stata presentata sia dal comando della polizia locale, sia dal sindaco di Solesino come la sentenza che “aveva chiuso definitivamente la porta ai ricorsi degli automobilisti”.
Invece, secondo il capogruppo di Sant’Elena, non è affatto così. Altri tribunali d’Italia, in materia di Scout Speed, la pensano diversamente: perché le multe appioppate siano valide, è necessario che gli agenti fermino subito i veicoli beccati oltre i limiti. Se però la contestazione immediata non viene messa in atto, allora la presenza dello Scout Speed va segnalata preventivamente attraverso scritte luminose poste sull’auto della polizia locale oppure attraverso cartelli fissi nei tratti interessati dal tanto temuto “pattugliamento”.
Alla luce della sentenza emessa dal giudice di Belluno, Paribello avanza, quindi, alcune richieste ai comuni che si avvalgono di questo tipo di rilevamento della velocità. “Chiediamo che i sindaci dei Comuni di Solesino, Granze, Sant’Elena, Pozzonovo - afferma - provvedano all’immediata sospensione degli accertamenti effettuati con lo Scout Speed, così come ha fatto il Sindaco di Feltre dopo aver conosciuto (a sue spese) la sentenza del Tribunale di Belluno; inoltre chiediamo che venga installato il cartello luminoso ‘controllo velocità’ sul tettuccio del Fiat Doblò, come prescritto dal codice della Strada ai fini della visibilità della postazione, e che venga effettuata la contestazione immediata, che è un diritto sacrosanto dell’automobilista”.
Non solo: Paribello e il suo gruppo comunale si stanno attivando tramite l’associazione di consumatori “Adusbef” per ottenere il rimborso delle multe agli automobilisti vittime dell’occhio aguzzo dello Scout Speed, visto che il rilevamento sarebbe stato fatto in modo illegale. Insomma, il tempo in cui i comuni e gli automobilisti seppelliranno le asce di guerra sembra ancora lontano.
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