Botta e risposta fra l'assessore regionale della Lega e l'esponente del Pd. Per Corazzari si tratta di una grande opportunità. Per la Romeo: si doveva percorrere una strada diversa.
Ultimi giorni che portano al referendum veneto sull’autonomia di domenica prossima. E ultimi botta e risposta fra chi sostiene la consultazione popolare e chi propone l’astensione. Non il no, perché come dice Nadia Romeo del Pd “dire che si vuole più autonomia è generico. Ovvio che chiunque ad un quesito del genere è portato a rispondere sì. Il problema è che la strada per arrivare a questa autonomia è sbagliata. Si sprecano risorse pubbliche, almeno 14 milioni di euro, che potevano essere impiegate meglio. Per questo io dico che non andrò a votare e invito i cittadini veneti a fare lo stesso”.
All’azione della Romeo però corrisponde la reazione di Cristiano Corazzari, assessore regionale della Lega Nord e da sempre grande sostenitore del referendum che controbatte punto su punto alle argomentazione della capogruppo dem in consiglio comunale: “Il referendum costa 14 milioni perché il governo nazionale non ha accettato di accorparlo alle elezioni amministrative con l’election-day, si sarebbero ottenuti risparmi considerevoli. Io ritengo che questo referendum sia una grande opportunità per il Veneto e per il Polesine in particolare perché dare forza alla spinta autonomista della Regione servirà anche a risaltare le peculiarità del territorio polesano. Per questo è importante che domenica prossima molti polesani vadano alle urne”.
Metodo Nadia Romeo nella sua argomentazione contro il referendum contesta il metodo: “Portare la gente alle urne è solo uno spreco di risorse, occorreva seguire il percorso che ha scelto la Regione Emilia Romagna, ossia la Conferenza Stato Regioni. Quella è la sede naturale per discutere di autonomia per le Regione. Il percorso giusto per ragionare su quali competenze debbano rimanere in capo alla regione”.
Per Corazzari però “la scelta del referendum è stata presa dopo che per lungo tempo il governo ha disatteso le richieste del Veneto. Da 16 anni chiediamo più autonomia, più competenze. Il Veneto ha tentato la via negoziale, ma il governo non ha mai risposto alle nostre aspettative. Per questo abbiamo scelto il referendum. L’Emilia ha puntato sulla Conferenza Stato-Regione, è vero, ma lo ha fatto solo dallo scorso luglio, dopo che il percorso referendario era già partito. La strada che abbiamo scelto per l’autonomia è legittima, tanto è vero che la Corte costituzionale lo ha approvato. Si tratta di una spinta popolare funzionale all’avvio delle trattative per arrivare ad una regionalizzazione differenziata. Si tratta, in fin dei conti dell’attuazione della Costituzione italiana”.
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