Trasfusione di sangue infetto dopo 50 anni

Trasfusione infetta a 50 anni di distanza. Via ad accertamenti sulla responsabilità del Comune di Rovigo. Un vero e proprio cold case quello sul quale si farà luce il prossimo 20 novembre al tribunale di Rovigo. Si dovrà verificare se esiste una qualche responsabilità del Comune per un’epatite che una donna polesana di di oltre 60 anni sospetta di aver contratto con una trasfusione di sangue effettuata nel 1967 all’ospedale di Rovigo. Proprio così: nel 1967, esattamente 50 anni fa, quando ancora il sistema della Ulss non era stato creato ed il sindaco di una Comune era il primo responsabile per quel che riguarda il sistema sanitario.


Il cold case, in gergo giudiziario si chiama così un caso freddo, irrisolto, che riemerge dopo tanti anni, tornerà d’attualità il prossimo 20 novembre. In quel giorno i legali della donna polesana assisteranno, assieme al legale del Comune di Rovigo, all’accertamento tecnico preventivo. Si tratta di un esame finalizzato a verificare se possono sussistere gli estremi per un contenzioso legale, in questo caso una causa per risarcimento danni. In un’aula del tribunale di Rovigo saranno esaminati documenti, esami medici, forse cartelle cliniche. Documentazione, insomma, relativa alle condizioni di salute della polesana, e probabilmente legate anche al suo ricovero del 1967 all’ospedale di Rovigo, all’epoca minorenne. Palazzo Nodari ha affidato l’incarico all’avvocato del Comune di partecipare all’udienza.


Nel caso dovesse emergere, secondo l’interpretazione dell’avvocato dell'anziana, che la forma di epatite contratta dalla donna possa essere riconducibile alla trasfusione del 1967, e che in quel periodo ci fu una negligenza o una colpa da parte del servizio sanitario, allora è probabile che possa partire una causa per risarcimento danni.