Non fosse per la presenza di Cortelazzo sembrerebbe quasi una foto... d'epoca
Cresce il malumore fra gli azzurri che sono ad un bivio fra i mezzi silenzi del commissario e l’ex Renzo Marangon che si muove da padrone di casa.
Dentro Forza Italia sta creando un forte di imbarazzo l’attivismo con il quale i fuoriusciti di ieri si ripropongono nelle ultime settimane come i salvatori della patria di domani.
Fuori di metafora, fra gli uomini considerati vicini al commissario Piergiorgio Cortelazzo più di uno si attendeva una presa di posizione decisa sul ruolo che i rientranti potrebbero avere nella Forza Italia del futuro. Qualcosa in più, insomma, delle parole molto democristiane spese fino ad oggi.
In particolare a destare più di un malumore è la tranquillità con la quale l’ex consigliere regionale Renzo Marangon si è ripreso il centro della scena azzurra cercando di relegare ai margini chi, in questi anni, ha continuato a tenere in vita Forza Italia in Polesine anche quando tutto sembrava perduto (e molti, Marangon in primis, erano partiti per altri lidi politici).
Dopo la cena di Adria organizzata da Sandra Passadore alla presenza di un imbarazzato Cortelazzo, la replica è andata in scena nel fine settimana a Badia Polesine quando a stringere la mano a Renato Brunetta si è presentato in prima fila proprio Marangon, che i suoi amici più vicini accreditano non solo come rientrante in Forza Italia, ma come possibile “uomo forte” per il dopo Cortelazzo.
Già, perché finito il commissariamento provinciale di Cortelazzo e quello regionale di Adriano Paroli, la scelta dovrà giocoforza ricadere su un polesano, che potrà dunque giocarsi in prima persona non tanto le partite dell’oggi (ovvero le candidature alle prossime elezioni politiche), quanto quelle di domani.
Ecco, il primo malumore è proprio legato a questo. Come dire: Cortelazzo ha usato la mano dura nei confronti del senatore Amidei, che è stato accompagnato alla porta senza troppi rimpianti, ma di pari passo sta subendo senza colpo ferire l’attivismo di chi in Forza Italia non si sa neppure se sia ancora rientrato.
Perché questi due pesi e due misure? Cosa c’è dietro questa arrendevolezza?
Poi ci sono gli azzurri del capoluogo, che non hanno alcuna intenzione di cambiare la propria linea di appoggio alla giunta Bergamin. Anzi, pensano che in caso di partenza del sindaco per Roma con una candidatura alle prossime elezioni politiche, l’alleanza con la Lega andrebbe rafforzata trovando un candidato condiviso. Che è tutto il contrario di quanto sostenuto dall’anima anti Bergamin, i cui referenti in città sono noti a tutti. E Renzo Marangon non ha mai fatto mistero di come la pensi.
Insomma: da un lato c’ è chi tira Cortelazzo per la giacchetta, e dall’altro c’è chi inizia a guardare con una punta di sospetto i suoi silenzi o le sue mancate prese di posizione.
Senza contare che c’è chi ha letto la presenza di Marangon e la calorosa stretta di mano con Brunetta, oltre che alcune uscite dei suoi amici, proprio come un’autocandidatura ad un ruolo di vertice per il prossimo futuro. Un ruolo che avrebbe come minimo il risultato di spaccare nuovamente in due Forza Italia (che è proprio quello che Cortelazzo vuole evitare, almeno fino alle prossime elezioni) riaprendo tra l’altro vecchie ferite politiche e personali che non si sono mai cicatrizzate del tutto. E - su questo ci sono pochi dubbi - mai si potranno cicatrizzare.
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