La cessazione comporta ricadute economiche pesanti per i Comuni. Il rischio di dover far fronte a rate di oltre mezzo milione di euro all’anno per due mutui.
La pesante eredità del Consvipo si misura in soldi che i Comuni potrebbero veder piombare nei propri bilanci. E forse una sequenza di ricorsi e polemiche.
L’assemblea convocata per la cessazione del Consorzio di sviluppo, fissata per il 13 dicembre, rischia infatti di lasciare aperte una serie di questioni ed impegni economici contratti nei mesi, e negli anni scorsi, dall’attuale cda guidato da Angelo Zanellato. In caso di chiusura infatti il patrimonio del consorzio è previsto che venga ripartito fra tutti i soci in proporzione alle quote di partecipazione. Nella delibera di scioglimento, inoltre deve essere indicata la ripartizione dell’attivo, o del passivo, fra i soci e la ricollocazione del personale.
Il problema del Consvipo è che si ritrova in corpo due grossi mutui le cui rate, in pratica, dovrebbero ricadere sui soci. In particolare quello per la realizzazione di 61 impianti fotovoltaici in 34 Comuni soci. Un mutuo che prevede una rata di 258mila euro ogni sei mesi fino al 2027, oltre mezzo milione di euro l’anno. A fronte di questo però il Consvipo vanta nei confronti dei Comuni interessati un credito pari al costo della realizzazione degli impianti, al netto del contributo regionale ricevuto. L’altro mutuo in corso è quello con la cassa deposito e prestiti per la realizzazione dell’attuale sede, prevede una rata di oltre 27mila euro ogni sei mesi fino al 2020.
In pratica una chiusura pura e semplice dell’ente comporterebbe che i Comuni soci dovrebbero spalmare nei propri bilanci, secondo le varie quote, la bellezza di 592mila euro all’anno per i prossimi anni. Una sorta di mannaia su tutti i bilanci comunali, a partire dalla Provincia (ha il 44% delle quote). Senza contare il pagamento della quota per il 2017. La carta che molti sindaci, a questo punto sperano di giocare, è quella di una ripartenza da zero, con altre regole, forme e mission. C’è poi l’aspetto sociale e lavorativo, il Consvipo si occupa anche dii lavori socialmente utili, un’attività che coinvolge 120 lavoratori di 45 Comuni e diverse cooperative sociali per un costo complessivo di oltre un milione di euro, finanziati da Regione, Cariparo e Comuni. Attività per cui il Consvipo ha curato l’organizzazione i pagamenti e l’anticipazione dell’80% del contributo regionale per il tempo che passa dalla rendicontazione all’erogazione delle somme. Ecco perché la cessazione del Consvipo non si può fare con un semplice tratto di penna. Senza contare che c’è anche da capire il destino di Polesine Tlc. Questioni che sono in piedi da mesi e che nessuno, fino ad ora, ha risolto. Con il Cda che non è riuscito a formulare proposte, prospettive o soluzioni accettabili dai sindaci soci.
I sindacati intanto chiedono al presidente della Provincia, Marco Trombini una integrazione dell’ordine del giorno per l’assemblea del 13 dicembre. Cgil, Cisl e Uil, infatti hanno scritto a Trombini, al prefetto di Rovigo e alla Camera di commercio per chiedere che fra gli argomenti da sottoporre all’assemblea ci sia anche quello relativo alla ricollocazione dei dipendenti del Consvipo. L’ennesima dimostrazione del fatto che ormai l’esperienza dell’ente di area Interporto è ormai giunto alle battute finali. I sindacati però chiedono anche che a deliberare la cessazione, il 13 dicembre, sia un voto formale dell’assemblea dei sindaci-soci. Scrivono infatti che la norma sulla cessazione dei consorzi prevede che “la cessazione del Consorzio venga dapprima deliberata dall’assemblea consorziale e quindi deliberata dalla maggioranza dei consigli degli enti soci”.
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