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Capitan Ruffolo assolto. Nella rissa sì, ma per sedarla

La sentenza

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E' innocente il capitano dei Bersaglieri, su cui gravava l'accusa di lesioni volontarie. Lui e altri due compagni di squadra erano stati coinvolti in una zuffa a Ferragosto del 2013.
In quella rissa ci era finito per separare i contendenti, non per colpire. Questa la versione sostenuta dal capitano dei Bersaglieri Edoardo Ruffolo sul parapiglia scoppiato la notte di Ferragosto del 2013 in un locale del Lido di Spina. E ieri mattina anche il giudice gli ha dato ragione: il capitano è stato assolto dall’accusa di lesioni volontarie per non aver commesso il fatto.



Ruffolo, difeso dall’avvocato Francesco Zarbo, era imputato insieme ad altri due compagni di squadra, che però avevano scelto di patteggiare una pena di 4 mesi, sospesa. Lui invece aveva deciso di intraprendere la strada del rito ordinario, convinto di riuscire a dimostrare la propria innocenza. E così è stato: Ruffolo non ha menato nessuno ma è intervenuto nel parapiglia per cercare di calmare gli animi, un gesto che gli è costato un colpo sul naso.



La sera di ferragosto del 2013 il capitano era andato a cena nel locale Malua con il resto della squadra per un’allegra serata in compagnia. Ma la festa si era trasformata in una rissa tra alcuni giocatori e i gestori del locale. I motivi dello scontro erano banali, ma oltre ai pugni tra gli opposti schieramenti erano volate anche una serie di querele e contro-querele da cui emergevano versioni contrastanti dei fatti successi quella sera.



Secondo l’accusa sia il figlio del proprietario, sia la sua fidanzata erano stati colpiti durante il parapiglia. Dal canto loro, gli sportivi dicevano di essere stati provocati e di aver reagito soltanto a parole, mentre sarebbero stati gli altri a colpire Ruffolo. Accusati di lesioni volontarie, i rugbisti Marco Frati e Patrik Billy Ngawini avevano deciso di patteggiare, diversa invece la scelta del capitano Ruffolo, che è stato assolto, dopo anni di attesa.

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