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La Sant’Apollinare che resiste

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Nel centro popolato da 1.400 anime, pochi i negozi ancora aperti. Due bar “tuttofare”, l’edicola “medico di famiglia” e una farmacia in bilico.
Con il campanile che svetta sulla frazione e i campi circostanti, Sant’Apollinare e le villette attorniate da giardini rigogliosi, la frazione che dista 4 chilometri da Rovigo è una piccola bomboniera. Una di quelle che, tuttavia, rischia di impolverarsi, dimenticata dai suoi stessi abitanti - 1.400 circa - che oramai la usano come dormitorio. Soprattutto le giovani famiglie.



Qui è stato chiuso lo scorso anno l’asilo e qui, per mancanza di alunni, non si è formata la prima classe della scuola elementare di via Conciliazione, che ricade nell’Istituto Comprensivo 3.



Qualcuno dice che anche questo presidio chiuderà, come hanno chiuso le poste, due anni fa, gli uffici comunali, il panificio, la macelleria, le tre mercerie che assicuravano anche qualche capo d’abbigliamento e i locali.




Così i due bar rimasti aperti nel cuore della frazione, il bar Monica e il Cine Teatro (il bar parrocchiale), sono un punto di riferimento costante del piccolo centro.



“Abito qui da 18 anni - racconta Monica, mentre serve un cliente che prende il solito pacchetto di sigarette - e da sette anni ci siamo lanciati. Prima eravamo tre bar, ora siamo due. Io lavoro dalla mattina alle 17, poi mi danno il cambio, fino alle 22”.




Da quando le Poste hanno chiuso, Monica ha installato il terminale per pagare le bollette. Dietro il suo bancone tra tabacchi, gratta e vinci, ombre e brioche, c’è tutto il tempo libero di una giornata da frazione. E gli affari vanno bene.



Se Sant’Apollinare è “un paese per vecchi”, il suo “medico di famiglia” è l’edicola di Cristina Vallin. “Questo è un punto di incontro - sorride l’edicolante, che abita a Bosaro ma da 22 anni lavora a Sant’Apollinare - Qui vengono tutti e si fermano a parlare e a dire la loro. La frazione nel tempo è cambiata in peggio, perché tanti servizi sono venuti a mancare. Ora si teme che chiuda anche la farmacia. A quel punto saremmo alla carità”.

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