Secondo il medico di base la sua paziente non aveva motivo di preoccuparsi. La 68enne ha scoperto di avere un tumore ai polmoni, dopo quello al seno di 16 anni fa.
Valori anomali negli esami del sangue. Il medico di base dice che non è niente di preoccupante, peccato che la paziente avesse un tumore ai polmoni. Per Teresa, 68enne di Rovigo, la malasanità non ha i contorni di una corsia d’ospedale malsana e sovraffollata, ma il volto apparentemente affidabile del suo medico di base.
Teresa, che vive al primo piano di una bifamiliare a Città Giardino, si era rivolta al suo dottore di fiducia ad agosto, per ottenere l’impegnativa necessaria a fare alcuni esami di controllo. Nel 2001 le era stato diagnosticato un cancro al seno. Dopo mesi di chemioterapia e un intervento chirurgico la 68enne aveva vinto la sua battaglia. Tanto che nel 2015 il reparto di oncologia l’aveva “dimessa”: il lungo periodo di osservazione era passato senza che il tumore si ripresentasse, così per la signora erano finiti i controlli obbligatori.
Per continuare il monitoraggio Teresa doveva rivolgersi al medico di base. Ed è quello che ha fatto. “Nel 2016 non ci sono stati problemi - racconta Teresa - ma a settembre del 2017 quando ho ricevuto gli esiti degli esami di agosto, mi sono accorta che i valori degli indicatori tumorali erano alti”. Superavano di quasi quattro volte la soglia di rischio. “L’ho fatto notare alla dottoressa - prosegue - ma lei mi ha detto che avevo soltanto i linfonodi infiammati”.
Poco convinta della risposta ricevuta, Teresa aveva continuato a ripensare a quei valori sballati, parlandone anche con il chirurgo plastico che nel 2013 le aveva rimosso il seno “bruciato” dalla radioterapia. “Quando ha letto gli esiti lui ha capito subito - racconta - ma con tatto e con un mezzo sorriso mi ha detto di fare una passeggiatina in oncologia”. Qui la 68enne ha avuto la conferma che temeva.
Quei valori, che nel frattempo erano aumentati ancora, significavano una cosa sola: aveva un tumore. Ai polmoni, stavolta. Un altro nemico contro cui combattere, ma nella battaglia Teresa si è resa conto di non poter contare sull’aiuto del suo medico di base. La dottoressa aveva preso sottogamba gli esiti degli esami che lei stessa aveva ordinato.
“Due settimane fa ho iniziato la chemioterapia - racconta amareggiata l’anziana - ma se la dottoressa si fosse accorta subito della gravità della situazione avrei bloccato prima il tumore, guadagnando tre mesi”. Le pastiglie della chemioterapia le tolgono a Teresa le forze, l’appetito e spesso anche il sonno, ma non la determinazione nel voler sconfiggere di nuovo il tumore. Né la voce per esprimere tutta la sua indignazione per il comportamento del suo medico di base.
“A scocciarmi - afferma - sono l’indifferenza e la superficialità con cui mi ha trattata. Nemmeno quando ha saputo del tumore si è interessata”. Così da lunedì scorso lei e il marito, che è la roccia a cui la 68enne si è sempre ancorata per superare le difficoltà, hanno cambiato medico, nella speranza di trovare in lui un alleato vigile e accorto, che li aiuti a vincere la loro battaglia.
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