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Rogo al Cinergia: un corto circuito non s’innesca così

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Sempre più dubbi su quanto è effettivamente avvenuto. Le fiamme sono partite dall’interno e pare che qualcosa sia stato modificato per generarle. Troppe circostanze non convincono gli inquirenti sullo scoppio accidentale dell’incendio.
La relazione degli ispettori dei vigili del fuoco è sul tavolo del sostituto procuratore Fabrizio Suriano.

Ci hanno messo due mesi gli inquirenti del comando dei vigili del fuoco di Rovigo e di Treviso ad esaminare lo stato dei luoghi e a ricostruire la dinamica dell’incendio al Cinergia del 9 dicembre.



E quello che appare con chiarezza è che l’innesco dell’incendio è stato troppo deflagrante per essere un semplice corto circuito. Le fiamme sono partite dall’interno del locale e sembrerebbe che qualcosa sia stato modificato per accelerare il rogo.



Il giallo sul rogo dell’Immacolata è quindi aperto e l’indagine più complicata di quanto si pensi. Per questo alle richieste degli avvocati di avere accesso alle carte, ancora la Procura non ha dato una risposta.



Sia i proprietari delle mura, la Sagittario srl, che i gestori del Cinergia hanno fatto richiesta anche di dissequestro, per analizzare lo stato dei luoghi e poter avviare eventuali lavori, ma la procura ha preferito mantenere la scena dell’eventuale delitto così come lasciata il 9 dicembre scorso.



Certo è che se ad appiccare il fuoco non fosse stato il caso, e nemmeno la negligenza, ma una mano che volontariamente, come non escludono gli esperti, ha modificato un meccanismo per innescare l’incendio, si tratterebbe di un attentato, di una tentata strage.



Ricordiamo che dentro il cinema a mezzanotte del 9 dicembre c’erano almeno 300 persone in sei sale e che queste hanno rischiato davvero grosso.

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