C'è sempre confusione nel movimento Cinque stelle, con attivisti che si attaccano e non riconoscono i propri candidati. E poi la storia dei rimborsi chiesti al movimento dai parlamentari per le varie spese.
L’hanno già definita la rimborsopoli grillina. Uno scandalo, ovviamente senza profili penali, tutto politico, e tutto interno ad un movimento, il M5S, che ha fatto dell’onestà, della trasparenza, del tutti uguali, la propria bandiera. E giorno dopo giorno la bufera a cinque stelle si arricchisce di nuove puntate. Come l’uscita di un gruppo di attivisti autoproclamatisi comitato M5S che chiedono le dimissioni di Ivaldo Vernelli per aver preso le distanze dalla candidatura di Micaela D’Aquino. Una confusione simile, proprio a ridosso delle elezioni, non si era mai vista nemmeno nei partiti divisi in correnti, abili a compattarsi in prossimità del voto, e pronti a marcare posizioni differenti subito dopo.
E in tutto questo girano le cifre spese e rimborsate dei parlamentari grillini. Soldi che sono stati utilizzati per i classici portaborse, per organizzare eventi e cene politiche, ma anche per muoversi in taxi o metro, per acquistare telefonini e matite, pagare consulenti e francobolli, carburante e parcheggi, libri e giornali e spese al bar.
Giovanni Endrizzi, eletto in Senato nel 2013 anche con i voti dei polesani, emerge che lo stesso Endrizzi, nel corso della legislatura, ha speso, e si è fatto rimborsare, una media di 1.883 euro al mese per l’alloggio, con una punta di 3mila euro nel novembre 2016. E poi 4.300 euro al mese per i collaboratori, con punta di 6.800 euro e rotti nel novembre 2015. Per eventi organizzati sul territorio ha speso 10.600 euro nella legislatura, con un picco di 1.667 nel marzo 2015. Ha poi chiesto il rimborso per 3.49 euro spesi per il carburante, con un picco di 685 euro nel mese di marzo 2016. Ha poi speso 16mila euro per cene e pranzi di lavoro (oltre 400 euro al mese) con una punta di 872 euro nell’ottobre 2014.
Emanuele Cozzolino, invece, ha speso, e ha ottenuto il rimborso, 1.400 euro al mese per l’alloggio. 3.500 euro al mese per i collaboratori; 312 euro al mese di media per gli eventi sul territorio. Una media di 29 euro al mese per pc e informatica, a cui si aggiungono 93 euro al mese di spese telefoniche (499 euro in febbraio 2016). E poi 15 euro al mese per bus e metro, 1.756 euro per il carburante (282 euro nel novembre 2016). E 119 euro al mese per pranzi, cene e bar (5.250 in totale con un picco di 372 euro nel luglio 2014).
Francesca Businarolo, veronese, candidata nel proporzionale Camera, ha invece speso 1.500 euro a mese per l’alloggio, 3.459 euro per i collaboratori, 441 euro al mese per eventi sul territorio. E poi 6.800 euro di taxi (155 al mese con punta di 450 nel gennaio 2016) e una media di 87 euro al mese per pranzi e cene (3.800 euro in tutto). E per finire 300 euro (in tutto) in cancelleria.
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