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Due bcc in Polesine sono troppe... e una pure

Credito cooperativo

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Il quartier generale di Bancadria

Se l'assemblea sindacale a RovigoBanca e Bancadria ha mostrato la volontà dei dipendenti di aderire alla fusione, la capogruppo Cassa centrale banca guarda già oltre, con tre bcc al massimo in tutto il Veneto.
Nessun commento per ora da parte del mondo sindacale rispetto all’assemblea organizzata nelle due banche di credito cooperativo polesane, RovigoBanca e Bancadria, con il coinvolgimento dei dipendenti i quali hanno espresso la loro volontà, per la stragrande maggioranza, che nel futuro si profili una fusione tra i due istituti di credito.



Le operazioni di sintesi da parte delle Rsa di categoria porteranno presto, secondo gli addetti ai lavori, a un documento da consegnare a entrambi i consigli di amministrazione. La riflessione alla base è relativa al pendolarismo e al fatto che non è regolamentato all’interno delle bcc per la prossimità che le filiali hanno sempre avuto, essendo banche del territorio.



Ma in un’ottica di fusione, non tanto e non solo con bcc che possano sembrare relativamente lontane, la questione di un gruppo unico - ovvero dei due gruppi Cassa centrale banca e Iccrea - che ha raccolto le adesioni delle varie bcc italiane spartendosele, non prevede alcun accordo sul pendolarismo. Cosa che invece negli altri gruppi, si pensi a Banca Intesa Sanpaolo o Unicredit, è stata prevista da tempo proprio perché si tratta di entità con filiali sparse in tutta Italia.



Il ragionamento per ora è legato al buonsenso, al fatto che tra RovigoBanca e Bancadria le sovrapposizioni di filiali sarebbero poche, lascia interdetti gli addetti ai lavori che faticano a capire il motivo per il quale non si sia proceduto alla fusione dopo i buoni propositi espressi dai rispettivi management. Il rischio concreto - e man mano che il tempo passa diventa una certezza - è che poi Cassa centrale banca, la capogruppo delle due bcc polesane e di tante altre, dall’1 luglio prenda le redini e decida in piena autonomia come organizzare le banche dei vari territori.



E se dal mondo sindacale sta nascendo l’idea di promuovere una bcc che comprenda il Polesine, sembra che Cassa centrale sia più indirizzata a creare istituti bancari molto più estesi. Delle nove bcc venete aderenti alla capogruppo trentina, infatti, in un paio d’anni ne potrebbero restare tre. O addirittura due. E lo stesso sarà per le dodici aderenti a Iccrea. E con i pieni poteri garantiti dalla riforma, se ci saranno voci fuori dal coro all’interno delle bcc, la decisione verrà calata dall’alto, per tutelare la strategia della capogruppo.



Il servizio in edicola nella Voce di martedì 6 marzo
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