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Quegli infrarossi della discordia

Strade colabrodo

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Il concessionario del brevetto canadese: “Funziona anche a -30”. L’uso della tecnologia continua a far discutere. E per alcuni era meglio privilegiare la quantità.
“La tecnologia a infrarossi funziona. Anche a venti gradi sotto zero”. A dirlo è Ermanno Giacomella, titolare della ditta Itinera Asfalti di Trecenta, che rivendica di essere esclusivista “per il territorio italiano della tecnica a infrarossi del produttore canadese Heat Design Equipment inc”.



La ditta altopolesana, però, con i rattoppi fatti a Rovigo in queste settimane non c’entra niente: non ha vinto l’appalto indetto da palazzo Nodari, che è stato invece aggiudicato ad un’altra ditta. “Ma tutti quando sentono dire che ci sono problemi con la tecnologia a infrarossi pensano a me”, continua.



Certo, poi bisogna anche valutare tra infrarossi e infrarossi: se per la tecnologia canadese la ditta altopolesana è “esclusivista”, resta da capire qual è la tecnica che usa la ditta lombarda che ha vinto l’appalto a Rovigo. E di che qualità sia il servizio che offre. Ma questo è un altro discorso.



L'appalto assegnato dal comune di Rovigo costa qualcosa come 75mila euro. Una cifra che alcuni - anche tra gli stessi banchi della maggioranza - ritengono eccessiva. Non per la tecnologia a infrarossi in sé: semplicemente si riteneva che, più che la qualità, il comune avrebbe dovuto privilegiare la quantità di interventi da fare.



Scegliendo magari una tecnologia meno costosa, ma che consentisse - con lo stesso impegno economico - di arrivare a coprire un numero maggiore di buche. Visto lo stato delle nostre strade, come dare loro torto...
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