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Il Comune non dà risposte, è il far west dei dehors

Commercio

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Da anni i gestori vanno in deroga alle regole. Paparella (Borsa): Tre anni fa ho presentato il progetto alla Sovrintendenza non ho avuto mai un sì o un no. Alla fine ho investito ottomila euro. E così altri esercenti.
E’ vero. Nella pubblica amministrazione vale il silenzio assenso. E su questo da anni si basano i pubblici esercenti che continuano a tirare fuori tavolini e sedie, in plastica di ogni tipo e foggia, in deroga.





Da tre anni a questa parte, infatti, né la Sovrintendenza, a cui bisognava mandare i progetti di plateatici disegnati da architetti (e pagati profumatamente), né il Comune, chiamato ad applicare il regolamento, hanno mai dato l’assenso o il diniego alle richieste dei pubblici esercenti.



E ogni anno da tre anni a questa parte, con il primo sole i privati hanno fatto come hanno potuto: tirando fuori tavolini e sedie in assenza di risposte.




Ora in teoria il regolamento sui dehors approvato a ottobre del 2017 vieta la plastica. Ma in pratica anche quest’anno il Comune non si è ancora espresso con un sì o con un no alle richieste di occupazione di suolo pubblico già presentate.



Sono almeno una decina in tutto il centro storico.
“Tre anni fa - spiega Lorenzo Paparella titolare del Borsa e rappresentante dei pubblici esercizi per Confesercenti - con Ventrice si era detto che la domanda doveva essere fatta alla Sovrintendenza e doveva essere firmata con un disegno da un architetto. Io ho fatto richiesta, ma né Comune, né Sovrintendenza hanno dato un parere. Alla fine sono stato costretto a fare di testa mia e a investire ottomila euro in sedie in poliuretano perché quelle che avevo erano fatiscenti”.



Il servizio completo sulla Voce di Rovigo di oggi 30 marzo
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