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Il caso

Chiosco, il proprietario lancia nuove pesantissime accuse

Nel mirino, senza mai citarli per nome, il presidente del consiglio comunale e l'assessore che ha fatto di tutto per farlo sgomberare

Quando si commette un fallo "pesante" e a "gioco fermo" si deve mettere in conto che possa arrivare anche il fallo di reazione.

Già da qualche settimana che Daniele Zago,  il proprietario del chiosco "sfrattato" da piazza Merlin ma ancora al suo posto e inutilizzato da mesi, utilizzava il vecchio sistema dei tazebao per esprimere tutto il suo disappunto verso chi ha cacciato lui e la sua famiglia dall'attività che avevano costruito per poi lasciare tutto in una situazione di desolante abbandono.

Poi, nella notte, l'affondo: ha tappezzato il chiosco di manifesti in cui esprime non più solo il suo disappunto, ma la grande rabbia per la situazione che si è venuta a creare.

E attacca frontalmente chi, in Comune, ha reso possibile tutto questo.

Parole pesantissime.  Accuse altrettanto pesanti.

Di certo Zago ripercorre la storia del chiosco. "Neanche a me piaceva, ma è stato il Comune a volerlo così. E adesso se la prendono con me per ripicche personali...". Una storia, la sua, che risale al 1999, "e che qualcuno che è lì da allora vuole fare pagare a me e alla mia famiglia".

E ancora: "Lì abbiamo investito tutti i nostri soldi, e adesso? Non ci hanno neppure voluto far lavorare in estate, che avremmo pagato i fornitori e un po' di debiti". Poi annuncia battaglia. Della serie: non finisce qui.

Intanto i tazebao che tutti i rodigini si fermano a leggere e che il comune non può rimuovere perché sono all'interno della struttura, che è di proprietà di Zago.

Una cosa è certa: senza il presidio del chiosco la piazza sta decadendo sempre di più nel buio e nel degrado. E una famiglia è rimasta senza lavoro e - visti i tazebao di Zago - è disperata. dire che bastava poco per evitare tutto questo...

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