VOCE
CULTURA AL MACERO
31.01.2019 - 21:37
“Non c’era motivo per coinvolgervi, era un affidamento in custodia, di natura privatistica”
"Non c’è un elenco dei libri di Cibotto mandati al macero dall’Accademia dei Concordi, c’è una relazione inviata al ministero sull’inventario che è stato fatto, inviata per tramite del Comune".
Parole del professor Giovanni Boniolo, alla commissione Cultura che questa sera 31 gennaio si è riunita per avere delle risposte sul patrimonio librario andato in discarica e - si scivola sempre lì - sui rapporti tra Concordi e Comune.
Dunque non c’è un elenco, e se non ci fossero quelle foto, non ci sarebbe testimonianza dei volumi di Cibotto andati distrutti. Tuttavia, il docente di Filosofia e guida dei Concordi, sottolinea che “quello che è stato fatto, fotografando le copertine destinate a Ecoambiente e la distinta con apposta la mia firma, è una violazione della privacy. Così come è una violazione della privacy aver divulgato il testamento dello scrittore con dati sensibili”.
A parte queste novità, discutibili (un testamento è atto pubblico e fotografare copertine di libri in discarica non è illegale), la commissione dedicata al caso Cibotto ha rivelato altri cavilli giuridici, per i quali Boniolo ha potuto con certezza dichiarare all’aula consiliare che “è stato fatto molto rumore per nulla, sono stato ingiuriato, chiamato maledetto, nazista quando abbiamo regalato alla città 38mila libri di una bellezza unica”.
Boniolo ha letto in aula la lettera di Gian Antonio Cibotto all’allora presidente Luigi Costato. Una lettera che recitava: “Caro presidente ti comunico la mia volontà di affidare all’Accademia la custodia dei miei libri che sono ora giacenti ad Adria e Rovigo, che pertanto puoi ritirare prendendone cura al fine di costituire un fondo. All’uopo lascio ampia delega per compiere gli atti necessari”. Questo per sottolineare che non si trattava di donazione, ma di affidamento in custodia. E se all’uomo comune sfugge comunque la ragione per cui con un affidamento in custodia c’è ampia scelta di distruggere 11 quintali di libri (tremila volumi ha sempre dichiarato l’ex assessore Alessandra Sguotti), il professor Boniolo diventa più empirico: “Erano libri marci, con le copertine appiccicate, alcuni con sopra la cacca di topo, manualetti, opere incomplete, o già presenti nella Concordiana. Faccio alcuni esempi: le opere di Gramsci edizione Einaudi, la Letteratura italiana, le Vite parallele di Plutarco, ma un solo volume. Noi abbiamo fatto ciò che Cibotto voleva in due anni di lavoro incredibile senza alcun onere da parte del Comune, dello Stato o della Regione.
Il servizio completo domani 1 febbraio sulla Voce di Rovigo
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