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LA CURIOSITA’

C’era una volta la Democrazia Cristiana...

La sconfitta chiude una pagina di storia. Mentre a centrosinistra rispuntano volti noti

C’era una volta la Democrazia Cristiana...

La sconfitta chiude una pagina di storia. Mentre a centrosinistra rispuntano volti noti

C’era una volta la Democrazia Cristiana. Ora non c’è più. O meglio, non a centrodestra. Perché questo turno elettorale chiude un’epoca della politica cittadina: quella degli ultimi figli della Balena bianca, che da trent’anni (e più...) sedevano a palazzo Nodari e ai piani alti della politica provinciale.

Già il primo turno elettorale, due settimane fa, aveva messo la parola fine all’epoca Paolo Avezzù: a palazzo Nodari dal 1985 (pur con una pausa), cinque anni da sindaco, due mandati da presidente del consiglio. La sua lista, Obiettivo Rovigo, ha raccolto appena 310 voti: ben lontano dai fasti del passato (caratterizzati da centinaia di preferenze) e appena sopra all’1%. Stessa sorte per i suoi vecchi compagni d’avventura iniziata sotto lo Scudocrociato. Il partito di Renzo Marangon, Forza Rovigo, sigla in passato utilizzata anche dallo stesso Avezzù, aveva fatto di poco meglio: 2,5% e un’unica speranza di entrare in consiglio comunale, legata al successo di Monica Gambardella. Il successo di Edoardo Gaffeo spegna le speranze di Renato Borgato, che può comunque dire di aver conquistato 158 preferenze (il 15esimo più votato della città). Di tutt’altro segno il risultato dello stesso Renzo Marangon, quasi 18 anni in consiglio regionale di cui cinque da assessore all’urbanistica, oltre che sindaco di Rovigo per alcuni mesi nel 1993: un curriculum che comunque non gli ha consentito di andare oltre le 77 preferenze. Nella sua lista, anche Luigi Paulon, assessore in tutte e tre le giunte di centrodestra degli ultimi 18 anni: per lui 106 preferenze.

Sempre al primo turno era uscito di scena anche Gianni Saccardin, anche lui assessore in tutti e tre gli ultimi governi di centrodestra. La sua lista, Presenza Cristiana, si è fermata all’1,39%.

Fuori dal consiglio comunale anche Giacomo Sguotti, consigliere comunale fin dal 2011. L’esponente di Fratelli d’Italia ha raccolto solo 48 preferenze, e il suo partito sarà rappresentato in aula solo da Mattia Moretto.

Un discorso a parte lo merita Andrea Bimbatti: l’esponente Fi resta fuori dal consiglio per la seconda volta di fila, dopo il 2015, e anche questa volta per un pugno di voti: 54 cinque anni fa, appena 15 questa volta. Ma una speranza gli resta: in caso di dimissioni di Monica Gambardella sarebbe proprio lui ad entrare in consiglio comunale.

Ma se a centrodestra si chiude un’epoca, a centrosinistra la lancetta dell’orologio sembra essere tornata indietro di qualche anno. A parte i big Pd, con Nadia Romeo, Nello Chendi e Giorgia Businaro riconfermati in consiglio e il ritorno di Graziano Azzalin, è il Forum a riportare in aula vecchie conoscenze: oltre a Matteo Masin, sempre in consiglio comunale dal 2001, e con esperienze anche in Provincia, torna Vanni Borsetto già in aula con Merchiori e poi in opposizione a Piva, ed entra Gianni Scaramuzza, storico esponente Psi. In entrata anche Federico Saccardin, primo dei non eletti, e presidente della provincia per dieci anni, dal 1999.

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Commenti all'articolo

  • Riccardoboraso

    12 Giugno 2019 - 07:25

    Le esperienze maturate dai dinosauri della balena bianca ed altri amici, hanno insegnato poco o niente. Riccardo

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