VOCE
Il lutto
27.01.2020 - 17:04
"Sono nato il giorno di Natale e sono figlio di un falegname, non potevano chiamarmi Gesù, così mi hanno chiamato Nazareno". La sua storia condensata in una "parabola", Nazareno Piva la raccontava sempre. E con questo racconto, che incornicia la figura dell'amato Nazareno, titolare dell'omonima gastronomia famosa in tutta Rovigo, don Andrea Varliero ha iniziato la sua omelia nell'ultimo addio all'85enne, che ha fatto la storia di Rovigo con le sue ricette e sulle tavole di molte famiglie. La chiesa di San Bortolo, oggi 27 gennaio, non è bastata a contenere gli amici, i semplici conoscenti, le persone che hanno apprezzato Piva, che lascia un vuoto in città.
Don Andrea ha descritto perfettamente chi era: una persona innamorata. "Era innamorato della sua comunità, per cui ha fatto tanto, la scuola materna di San Bortolo, la sua sagra, le suore amate di Sant'Apollinare, San Domenico e San Bortolo, la squadra di calcio, la sua famiglia, sua moglie Gabriella, con cui ha trascorso 57 anni 'nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia', promesse compiute". Infine: "Nazareno era innamorato di Paola e Stefano, dei nipoti Marco, Giovanni e Marta. E della sua professione. La sua parabola stava nella buona cucina".
E Rovigo, innamorata di Nazareno, era tutta lì, racchiusa in una navata, quella della chiesa di San Bartolomeo, che ha emozionato anche grazie all'armonia creata dal coro Venezze Consort e dal Coro delle Famiglie di San Bortolo.
C'era tutta la Rovigo che grazie a Nazareno e Gabriella, per 60 anni è entrata non in una gastronomia, ma in una casa del buongusto e delle tradizioni. "Il mangiare come atto comune e comunitario, di unione. Il mangiare come segno di festa e di convivialità e condivisione - ha concluso don Varliero - 'La nostra storia personale è anche la storia di quello che mangiamo', diceva Nazareno, maestro di spiritualità attorno alla tavola".
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