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ANDI VENETO

I dentisti lanciano l'allarme: "Guadagni ridotti anche del 90% e dipendenti in cassa integrazione"

La denuncia dell'associazione veneta dei dentisti

I dentisti lanciano l'allarme: "Guadagni ridotti anche del 90% e dipendenti in cassa integrazione"

E’ una crisi senza precedenti quella che si è abbattuta sugli studi odontoiatrici della provincia e fotografata dal sondaggio condotto nei giorni scorsi da Andi Veneto (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) tra i suoi  associati. “Emerge una realtà tale da far tremare i polsi - afferma il presidente di Andi Veneto Federico Zanettil’87% degli studi in regione ha chiuso entro il 14 marzo limitando l’attività alle sole emergenze mediche. E i guadagni sono colati a picco: il 41.2% dei titolari di studio denuncia una diminuzione tra il 90 e il 100% e il 41,1% lamenta perdite tra il 70 e il 90%. Rovigo si colloca esattamente in linea con i dati della regione”.

La decisione di chiudere, sottolinea il presidente, è stata la conseguenza diretta ed immediata  di quanto veniva richiesto dal governo; la limitazione delle attività alle urgenze ha inoltre evitato che i pazienti afferissero agli ospedali, già sotto pressione per la gestione della pandemia. “In questo quadro, il 98% dei titolari di studio  afferma di aver comunque dovuto far fronte alle spese di gestione, che, nell’87% dei casi non erano coperte dalle entrate dell’attività: in molti quindi, hanno messo mano alle risorse personali – sottolinea Zanetti – I dipendenti dello studio sono finiti, nell’85% dei casi, in cassa integrazione, mentre i collaboratori sono quelli che hanno sofferto maggiormente: l’88% è rimasto a casa nel giro di 24 ore con un abbattimento dei guadagni che si attesta, nel 74% dei casi, oltre il 70%”.

La crisi del settore si è poi abbattuta, a cascata, sui pazienti. “Spesso il dentista viene identificato, molto semplicemente, come colui che fa le otturazioni. In verità noi gestiamo anche procedure molto complesse e cure che hanno un impatto fondamentale sulla salute della persona: cure e procedure che da due mesi si sono interrotte – conclude Zanetti –  I dati del sondaggio mettono in luce non solo le enormi difficoltà di una categoria che, date le misure di sicurezza che abitualmente adotta, non è stata particolarmente colpita dal virus,  ma anche e soprattutto i problemi che devono affrontare i molti pazienti che hanno intrapreso terapie fondamentali per la salute, spesso molto impegnative”.

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