VOCE
LA CERIMONIA
24.09.2020 - 19:28
Un gruppo scelto di persone ha dato l’ultimo saluto a Rina Malatrasi, soprano di fama internazionale di origini polesane, nella funzione funebre, anch’essa contenuta secondo le normative ai tempi del Covid-19, officiata da don Claudio Gatti nel Duomo di Rovigo. Se n’è andata in punta di piedi con la stessa sobria compostezza con cui ha vissuto la sua longeva vita, spentasi domenica scorsa all’età di 98 anni nella casa di riposo dell’Iras di Rovigo.
Modesta e mai presuntuosa, lei, che con la sua bella voce di soprano ha raggiunto la fama internazionale portando il nome di Rovigo sui più prestigiosi palcoscenici del mondo, ricordata ormai da pochi che hanno avuto la fortuna di conoscerla di persona, ma tanto amata dalle sue allieve, che seguì dopo il ritiro dalle scene, a soli quarant’anni, per dedicarsi alla famiglia, negli anni di insegnamento lirico al Conservatorio di Rovigo e poi di Verona, cui ha dedicato la seconda parte della vita fino al pensionamento.
Nata nel 1922, aveva lasciato il paese natìo da giovane, Calto - Comune di poco più di 700 anime nell’Alto Polesine - per seguire la passione della sua vita: il bel canto ed aveva debuttato con successo giovanissima al Teatro Sociale di Rovigo. A soli 26 anni era stata scritturata per una tournée di quattro mesi a Melbourne, in Australia e durante il viaggio in nave aveva incontrato il suo destino innamorandosi del baritono Ferdinando Li Donni, che divenne suo marito e da cui ebbe l’unica amatissima figlia Maria Grazia.
Per l’enorme successo gli spettacoli continuarono per due anni e, al ritorno in Italia, la coppia prese residenza a Roma per continuare la loro comune carriera lirica con i direttori, musicisti e registi più famosi (solo un nome: Zeffirelli). Tornata nella sua terra in Polesine, Rina rimase vedova prematuramente, nel 1969, con la figlia piccola e intraprese la carriera dell’insegnamento.
Ha vissuto anche a Milano e a Verona, sempre dedita alla famiglia: la figlia e i due nipoti Francesca e Gabriele - “l’altro suo grande amore”, come ha sottolineato l’officiante nell’omelia - e da tre anni era accudita nella casa di riposo dell’Iras, dove nel mese di agosto ha manifestato qualche problema di salute da cui sembrava essersi ripresa, fino alla scorsa domenica, in cui la figlia racconta che si è addormentata, senza dolore.
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