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La carica dei 600 sognando il posto

Sono stati 630 in totale, i prof dirottati in Polesine per sostenere l’esame per l'entrata in ruolo

La carica dei 600 sognando il posto

Aria di concorsone, quella che si respirava ieri pomeriggio fuori dall’ingresso dell’Itis Viola di Rovigo, in via De Gasperi, dove si è tenuto il maxi test che ha promesso di stabilizzare tre professori precari su cinque. E così a Rovigo sono arrivati aspiranti docenti da tutta Italia, giovani e meno giovani. Molti dei presenti sono originari del Meridione anche se ormai abitano al Nord da molti anni. Sono stati 630 in totale, i candidati dirottati in Polesine per sostenere l’esame. Tra ansia pre prova (qualcuno ha ripassato accovacciato nella propria auto), e preoccupazione, su una cosa erano però d’accordo tutti i presenti in fila che attendevano il loro turno, che questo concorso non doveva tenersi in questa delicata situazione di emergenza.

E non sono mancate nemmeno delle critiche all’attuale ministro dell’istruzione, Lucia Azzolina.

Un gruppo di giovani docenti è durissimo: “Non era proprio il caso di organizzare un concorso adesso, alla luce dei provvedimenti di questi giorni poi, era impensabile. Questa è stata praticamente un’occasione mancata per noi. Si poteva fare per titoli e servizi, sarebbe stato più semplice e sicuro. Sono anni che aspettiamo questo concorso, tanto valeva aspettare qualche mese in più, vista la situazione”.

Sulla didattica a distanza hanno poi aggiunto: “Prevedo che sarà difficile organizzarsi per gli istituti, sicuramente saranno sacrificate delle materie come quelle di laboratorio. Nonostante ciò le scuole ce la faranno, come hanno sempre fatto. Per merito della buona volontà della gente che ci lavora però, non di certo grazie al ministero”.

Un altro aspirante in fila ha commentato poco prima di entrare: “L’ufficio scolastico è stato puntuale nel comunicarci la data. Sapevamo che sarebbe stato oggi ma non ci aspettavamo sul serio che si sarebbe tenuto, era più logico un rinvio. Stiamo attraversando una pandemia, lo stato d’animo non è di certo dei migliori”.

Una giovane docente invece ha raccontato: “Non mi sembra giusto che il concorso si debba tenere in questo clima, siamo tutti molto stressati per mille motivi. Non sono riuscita a prepararmi nel modo migliore tra lavoro e una bambina piccola da seguire. La didattica a distanza non mi ha creato problemi, era ora che avvenisse una digitalizzazione di massa nel mondo della scuola”.

E un’altra prof ha aggiunto: “Anch’io non ho avuto problemi con la didattica a distanza. Il concorso per me non è stata una sorpresa, speravo si sarebbe tenuto lo stesso nonostante l’emergenza, anche se forse sarebbe stato meglio rinviare pensando agli sviluppi di oggi, però mi sento pronta”.

Un giovane è quasi rassegnato: “Il concorso andava fatto a tutti i costi, però forse si poteva aspettare un po’, io lo aspetto da quattro anni, ma non ho avuto troppo tempo per prepararmi perché ho sempre lavorato. Non sono mai state chiarite le modalità di svolgimento, quindi non so che prova mi troverò davanti”. Infine una professoressa navigata, che insegna già come supplente da qualche anno conclude con una nota polemica: “Io aspetto il concorso da una vita, ma secondo il ministro Azzolina non sono una precaria storica”.

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