VOCE
IL DIBATTITO
17.11.2020 - 18:23
Il presidente di Ance Veneto, Paolo Ghiotti, interviene con durezza sulla decisione da parte del governo di collocare il nuovo carcere minorile sul complesso della ex casa circondariale di via Verdi e su parte dei locali del tribunale di Rovigo: “Abbiamo appreso con la pubblicazione del bando a procedura aperta, datato 4 novembre con scadenza 18 novembre - spiega Ghiotti - la decisione del ministero delle infrastrutture che a Rovigo verrà costruito il carcere penale minorile, riqualificando il vecchio fabbricato del carcere circondariale, contiguo al palazzo di giustizia, in pieno centro storico di Rovigo, a centro metri dalla sede municipale di palazzo Nodari, da piazza Vittorio e piazza Garibaldi e alle spalle del Teatro Sociale. Una scelta che passa sopra la testa delle amministrazioni locali, dei cittadini che hanno concetti ed idee diverse di rigenerazione urbana e riqualificazione della città capoluogo di provincia di Rovigo”.
“Come Ance Veneto - dice Ghiotti - non possiamo non sottolineare che per un bando di 11 milioni di euro, una cifra notevole, si danno solo 14 giorni di tempo per presentare gli adempimenti necessari. In questo modo le imprese non hanno il tempo di attrezzarsi e partecipare ed i lavori potrebbero finire in mano ad un’impresa che non è del nostro territorio in un momento in cui anche in Veneto l’edilizia avrebbe bisogno di investimenti pubblici per uscire dall’emergenza economica”.
“L’accelerazione delle procedure amministrative in forza del decreto Semplificazioni di fatto azzera le aspettative e il rispetto dei cittadini con un intervento che non ha alcuna giustificazione logica, sociale e urbanistica. Questa volta Ance Veneto non alza la voce per denunciare problemi riguardanti la burocrazia o le difficoltà delle imprese, ma per responsabilità ed attenzione nei confronti del territorio. E’ inutile parlare di rigenerazione e riqualificazione urbana - l’affondo dell’associazione di categoria - se poi i territori vengono lacerati con decisioni come queste. Nessuno nel territorio sapeva di questa decisione che ci ha colto di sorpresa. E’ stato un vero e proprio blitz calato dall’alto senza alcuna possibilità di dialogo nonostante gli sforzi dell’amministrazione comunale e del sindaco che ha fatto quanto nelle sue possibilità per tutelare Rovigo”.
Il presidente Ghiotti spiega infatti come “questa decisione è stata effettuata senza minima condivisione con i cittadini e le istituzioni del territorio. Il tribunale di Rovigo ha bisogno di spazi per allargarsi, ma con il nuovo carcere minorile svanisce la possibilità di farlo e sarà costretto così a spostarsi fuori dal centro storico lasciando un immobile completamente vuoto che rappresenterà una cattedrale nel deserto oltre che avere effetti negativi enormi sull’economia degli esercizi presenti nel cuore della città. E’ una decisione senza ratio e che contraddice la scelta fatta qualche anno fa di spostare il carcere fuori dal centro ovvero vicino alla tangenziale Est. Oggi il ministero delle infrastrutture prende una decisione contraria. Per questo ci chiediamo qual è il criterio? Dov’è il buon senso? Un investimento di 11 milioni di euro di risorse pubbliche per costruire un carcere che può contenere poi 16 ragazzi. Non vi è nessun equilibrio tra costi e benefici e si rischia di dar l’idea di sprecare i soldi pubblici. Intervento sull’esistente si risparmiava e si rispondeva ad un esigenza reale del territorio. Perché allora si va in questa direzione? Oppure è stato deciso di costruirlo qui perché costa meno che farlo ex novo fuori dal centro e quindi seguendo il criterio di economicità?”, si chiede.
“Siamo preoccupati per questa decisione - la conclusione del presidente Ance - perché sembra sia stata presa senza conoscere in alcun modo il territorio, la sua identità e le sue esigenze. Perlopiù non tutela il centro storico della città che è un patrimonio della collettività. Oggi c’è uno sforzo comune da parte di imprese, istituzioni, tecnici e tutti i soggetti coinvolti per tutelare i centri storici puntando su un’urbanistica attenta ai bisogni sociali e che abbia un impatto positivo sulla comunità. Purtroppo oggi questa non è più un’opzione, ma una necessità per consegnare alle future generazioni territori sostenibili e vivibili. Questa decisione, invece, va esattamente nella direzione opposta per questo facciamo un appello alle istituzioni ed alla Regione per battere i pugni sul tavolo e far sentire la voce del territorio. La nostra non è una lamentela, ma un’assunzione di responsabilità nei confronti della comunità per una scelta che rischia di danneggiare in modo grave un territorio ed una comunità intera”.
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