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Azzalin non ci sta: così il Pd non va da nessuna parte

“Prendo le distanze da un gruppo autoreferenziale e che pensa solo alle tessere”

Azzalin non ci sta: così il Pd non va da nessuna parte

Graziano Azzalin

“Prendo le distanze da un gruppo autoreferenziale e che pensa solo alle tessere”

Angelo Zanellato lanciato verso la segreteria polesana del Pd, ma Azzalin non ci sta. Oggi l’assemblea dem, in streaming, potrebbe decidere di puntare su Zanellato per la guida del Pd. Una scelta che, però, potrebbe vedere una parte del partito in posizione dissenziente, la sinistra dem, la cosiddetta area Zingaretti, infatti teme fughe in avanti per la scelta di un segretario non votato da un congresso, che potrebbe essere convocato per la primavera 2021, ma scelto da pochi iscritti e senza un percorso politico unitario.

Graziano Azzalin, leader polesano della corrente Zingaretti ammette che "mi lascia un po’ perplesso il fatto che il Pd affronti questo momento di crisi pensando solo ad eleggere il nuovo segretario, senza aprire una fase di discussione e confronto. Sembra quasi che non sia stato realizzato quanto è successo nelle ultime tornate elettorali. Così facendo, chiudendosi in sé stesso ed abbandonandosi a ragionamenti personalistici e di piccolissimo respiro, non sembra avere altra strada che autocondannarsi sempre più all’irrilevanza politica".

Parole chiare ed aspre, "l’ho detto all’indomani della sconfitta elettorale alle regionali, ma non c’è stato alcun segnale. In cinque anni - continua Azzalin snocciolando cifre - il Pd ha perso in Polesine quasi 10 punti percentuali, oltre 9.000 voti. Non esiste più nessuno zoccolo duro, come si può pensare di dirigere un partito se non ci si rende conto della situazione?".

La decisione verrà presa questa sera nell’assemblea convocata in streaming, "non so come andrà l’assemblea - dice l’ex consigliere regionale e attuale consigliere comunale - ma se non c’è la consapevolezza di dover avviare una fase nuova, con un congresso straordinario il prossimo anno, assieme a quello regionale, non si va da nessuna parte”. Poi l’accenno alla situazione attuale: “Siamo nel mezzo di una pandemia con una crisi economia e migliaia di persone non sanno se domani avranno ancora un lavoro: davvero il principale problema è sostituire il segretario? Lo scenario riguarda tutto il Veneto, ma da nessuna parte si sta litigando per cambiare ora il segretario, via streaming".

Parole piene di amarezza: "Il ruolo di un partito è farsi interprete dei bisogni delle persone, in questo modo di agire non ce n’è traccia”. E ancora: “Rovigo un anno e mezzo fa ha rappresentato un’eccezione, sconfiggendo la Lega. Quell’esperienza va presa come riferimento ed ampliata. Gli interessi di una comunità devono essere messi davanti a quelli di ‘bottega’, non possiamo permetterci di essere autoreferenziali e pensare che 20 persone possano decidere le sorti della politica provinciale".

Poi quella che sembra essere una sfida per il futuro: "Per quanto mi riguarda, prendo le distanze da questo modo d’agire autoreferenziale, per la mia storia e per quello per cui mi sono battuto finora. Occorre mettersi a disposizione per favorire nuovi ingressi e nuove energie, con un rinnovato sforzo unitario e non pensare a spartire e controllare qualche decina di tessere. Oggi un terzo dei Comuni polesani ha zero iscritti e alle ultime regionali molti circoli non sono neanche riusciti a indicare i rappresentanti di lista".

Ma ora i nodi stanno per venire al pettine del Pd.

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