VOCE
Polizia
03.12.2020 - 09:49
Dopo appena due giorni dall'ultimo provvedimento restrittivo emesso per reati connessi alle violenze di genere, ieri, 2 dicembre, la sezione reati contro la persona della Squadra Mobile di Rovigo ha dato esecuzione di una misura cautelare in carcere nei confronti di un rodigino di 50 anni, per il reato di stalking.
L'uomo aveva una relazione sentimentale con la donna vittima delle sue persecuzioni. Un anno fa la rottura della relazione. Da qui sono iniziati gli atti persecutori da parte dell'uomo.
Numerosissime le telefonate e i messaggi tutti dal tenore minaccioso e offensivo nei confronti della donne. L'uomo tra le altre cose le scriveva che avrebbe ucciso lei e i suoi familiari se non gli avesse dedicato più tempo. La donna, dopo mesi di minacce, appostamenti sotto casa, e pedinamenti ha cercato di dissuadere il suo ex tramite una diffida formale, ovvero l'ammonimento del questore Raffaele Cavallo. Tuttavia, nemmeno questo è bastato. L'uomo ha continuato imperterrito a tormentare la sua vittima, fino a causarle stati di ansia e paura.
Dopo le indagini e in considerazione dei gravi indizi, il sostituto procuratore Valeria Motta ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa e ai luoghi abitualmente frequentati dalla sua ex, mantenendo in caso di incontro casuale, una distanza di almeno 200 metri dalla donna. Il provvedimento del Gip intimava, inoltre di non comunicare telefonicamente e con qualsiasi altro mezzo informatico o telematico con la vittima.
Non è bastato nemmeno questo provvedimento. L'uomo non solo ha continuato nella sua condotta persecutoria con telefonate e messaggi, ma è andato oltre: un pomeriggio di qualche giorno fa, secondo quanto ricostruito dagli investigatori sulla base delle dichiarazioni della vittima, l'uomo si è recato fuori dalla abitazione della donna, che in quel momento si trovava in giardino, e mostrandole un coltello da cucina, le ha detto "ora ti faccio male". La donna terrorizzata si è rifugiata in casa per chiamare aiuto, mentre l'uomo, prima di dileguarsi, ha distrutto il citofono dell'abitazione, colpendolo con il coltello.
Sulla scorta dei gravissimi episodi, la dottoressa Motta ha richiesto e ottenuto l'aggravamento della misura cautelare in atto, con quella della custodia cautelare in carcere, unica misura, secondo quanto sostenuto anche dal Gip, capace di evitare la reiterazione del reato e le conseguenze ancora più gravi per la donna.
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