VOCE
LA STORIA
15.12.2021 - 19:26
Bentornato in Polesine, anche se soltanto per una mattinata... Lo avevamo salutato in marzo al termine del suo mandato da dg dell’Ulss 5, e lo abbiamo ritrovato ieri matina nell’inedita veste di Cavaliere della Republica, un titolo meritato da chi per oltre un anno, rinviando anche la pensione, si è trovato a gestire quello che nessun medico vorrebbe mai incontrare: la pandemia. E il suo volto, in quei mesi cupi di lockdown, grazie alle lunghe dirette sui social era diventato per molti un appuntamento rassicurante.
“Oggi sono tornato molto volentieri a Rovigo, anche perché per me è un grande onore ricevere questo attestato. E’ un riconoscimento che ha il mio nome e cognome ma che di fatto va a tutta l’Ulss5 e a tutti i suoi professionisti. E che andrebbe spartito con il Polesine intero per quello che fatto nel 2020, di fronte a una pandemia improvvisa e sconosciuta. Ancora di più oggi, a mente fredda, posso dire che il Polesine ha reagito in una maniera davvero encomiabile. I polesani devono essere orgoglioso di quello che hanno fatto in quei mesi, in quell’anno in quell’anno così difficile e con quei risultati”.
"La provincia di Rovigo - per ricordare qualche numero di quella stagione - è stata a lungo quella del Nord Italia con il numero più basso di contagi. Fortuna? Senza dubbio un po’ è servita. Ma anche l’organizzazione sanitaria ha dato un bel contributo. Così come - a inizio pandemia - l’impegno profuso dalla collettività".
“Quando dico Polesine - ha proseguito Compostella - penso alla rete degli amministratori locali, alla rete delle associazioni del volontariato. Penso ovviamente all’Ulss 5 cobn tutto il suo personale e le sue professionalità, penso ai professionisti, alle forze dell’ordine... Ma in realtà è tutto il Polesine che deve e può essere orgoglioso di quei risultati”.
Antonio Compostella, come ha detto lui stesso, ha costruito tanti rapporti in questa terra. Rapporti umani, prima di tutto. Ma va detto che da grande professionista non si è più prestato, neppure una volta a parlare di sanità. Quella di ieri è stata davvero un’eccezione.
“Nei cinque anni che sono stato qui mi sono trovato benissimo, ho intessuto relazioni solide sia umane che professionali. Relazioni profonde, di quelle che restano nel tempo. Sì, lo posso dire, sono e resterò per sempre legato a questo territorio e alla sua gente”. Parola di cavaliere.
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