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VERSO L’ELEZIONE PER IL QUIRINALE

Giuseppe Fini: "Votai il presidente a fianco di Adreotti"

“Nel 2006 non sostenni Napolitano. Il grande leader Dc lo chiamava ‘Il Carrista’ per Budapest”

Giuseppe Fini: "Votai il presidente a fianco di Adreotti"

“Nel 2006 non sostenni Napolitano. Il grande leader Dc lo chiamava ‘Il Carrista’ per Budapest”

ROVIGO - “Io Giorgio Napolitano non l’ho mai votato. Ma neanche morto. Non scherziamo”.

Sono passati più di 15 anni da quei giorni di inizio maggio del 2006, ma Giuseppe Fini, già presidente della Camera di Commercio di Rovigo e all’epoca fresco di elezione alla Camera dei deputati sotto le insegne di Forza Italia, non ha dimenticato nemmeno un minuto di quell’elezione, per la quale furono necessari quattro scrutini. “Ricordo tutto, fu un’elezione molto... simpatica”.

In che senso?

“Non posso dire di essergli stato amico, ma avevo già conosciuto il presidente Andreotti in occasione di una sua visita in Polesine. Nel 2006 aveva già qualche problema di deambulazione: quando lo vidi entrare a Montecitorio, nonostante lui non ne avesse bisogno anche per la premurosa presenza dei commessi della Camera che lo avrebbero aiutato, mi venne naturale andargli incontro e offrirgli il braccio. Ci sedemmo assieme nella mezzaluna dei sette, davanti al tavolo della presidenza, e lì vissi tutti e quattro le ‘chiame’ per l’elezione del presidente della Repubblica, fianco a fianco ad Andreotti”.

Il quale, poi, dichiarò di aver votato Napolitano. Ma in quella circostanza cosa le disse?

“I primi giorni furono tranquilli, le prime tre votazioni si conclusero con un nulla di fatto. Mi viene ancora la pelle d’oca a ripensare alla quarta chiamata: questo omino, dagli occhi vivi e dalla mente lucidissima, aprì la sua borsa di pelle. Era completamente vuota, eccezion fatta per un foglio protocollo ingiallito dagli anni: sopra ci aveva incollato un articolo di giornale. Mi disse: ‘Mio giovane collega, oggi eleggiamo il Carrista’”.

Si riferiva alla presa di posizione del Pci, nel 1956, a favore dell’intervento sovietico in Ungheria?

“Sì, in quell’articolo Napolitano si schierava al fianco dei fratelli russi che portavano la pace a Budapest. No, davvero, non potevo votarlo: feci scheda bianca anche quel giorno. Del resto, per il centrodestra proprio non c’era trippa. Purtroppo, ho ricordi molto precisi anche sulla cerimonia di insediamento di Napolitano”.

Perché dice purtroppo?

“In quei giorni morì un mio amico fraterno. E tra partecipare al giuramento del presidente e andare al funerale del mio amico, scelsi quest’ultima possibilità. I giornali il giorno dopo scrissero ‘tutti presenti a Roma per Napolitano, tranne Fini’. Ma la mia non fu una presa di posizione politica”.

Napolitano, poi, venne anche rieletto. Come giudica i suoi quasi nove anni da capo dello Stato?

“Una cosa la voglio dire: noi pensiamo sempre che il potere lo detenga il presidente del consiglio, o qualche ministro di quelli tosti. Invece, il potere del presidente della Repubblica è infinito. Un tempo, non c’era elezione in cui il Quirinale non intervenisse, per non parlare poi della formazione de governi. Guardiamo anche al recente Conte I: Salvini voleva Paolo Savona all’economia, Mattarella disse no. E fu no. Nelle segrete stanze, i presidenti gestiscono un potere di cui sappiamo pochissimo, ma tutte le grandi decisioni passano dal tavolo del Quirinale”.

Sì, ma Napolitano che presidente fu?

“Non me la sento di dare giudizi, né nel bene né nel male. Ricordo quando veniva a Montecitorio: aveva un codazzo di 27 persone, auto, moto. Capisco le questioni di sicurezza, ma certa ‘maccaronate’ degne dei presidenti americani non le ho mai sopportate. Bisognerebbe avere più senso della misura. C’è una cosa, però, che mi lasciò a bocca aperta”.

Quale?

“Avevo già terminato il mio mandato da deputato, ma mi trovai a un evento in cui avrebbe dovuto intervenire anche il presidente della Repubblica, Napolitano appunto. Prese la parola e fece tutto il suo discorso in un inglese perfetto e fluente. Non me lo aspettavo, fu uno stupore”.

Veniamo ai giorni nostri. Berlusconi presidente?

“Ah, se solo avesse ancora al suo fianco Verdini...”

In che senso?

“Quel toscanaccio è scafato, furbo, non ha paura di niente. Uno come lui 50 voti in più glieli avrebbe trovati di sicuro. Gianni Letta è un gran signore, un uomo di cultura, ma non è così che si mette su la ‘pignata’. Serve un lavoro di altro tipo”.

A quanto pare quel lavoro lo sta facendo Sgarbi.

“Sgarbi sa fare una cosa molto bene: è un critico d’arte meraviglioso e un affabulatore incredibile. Ma per le trattative, lasci spazio ad altri. E poi queste cose non si fanno al telefono, ma a Montecitorio, a palazzo Madama, alla buvette: si prende questo o quel parlamentare sottobraccio, e gli si parla”.

Ma alla fine, Berlusconi ce la farà?

“Non lo so. Ma una cosa gli va riconosciuta: non molla mai. Quando sembra finito, condannato, cotto o defunto, lui risorge. Attenti a sottovalutarlo...”.

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