VOCE
QUIRINALE
27.01.2022 - 10:29
Una rodigina al Colle. Ieri il centrodestra, in parlamento, ha tentato il blitz. E per qualche ora, la pista che poneva Maria Elisabetta Alberti Casellati sulla strada per il Quirinale sembrava pure poter prendere quota. Finché Letta (“Operazione assurda”) e Conte non hanno posto il veto. Ma tutto cambia ora dopo ora e non è detto che oggi, quando il quorum per l’elezione scenderà a 505, il suo nome non possa di nuovo essere sul tavolo.
Per Rovigo e il Polesine, sarebbe un’elezione storica. Pur avendo già da anni una caratura di livello nazionale, la Casellati non ha mai smesso di descriversi come “rodigina di nascita, con marito adriese. Tengo particolarmente a tutti i problemi che riguardano la mia città natale - sono sue parole - il Polesine per me ha sempre costituito un punto di riferimento”.
Padovana d'adozione, tornò in Polesine nella primavera del 1999 nelle vesti di commissario provinciale di Forza Italia. “La andavo a prendere io, nella sua casa nel centro di Padova, per portarla a Rovigo e da qui ai vari incontri sul territorio, con le nascenti sezioni del partito. E’ stato in quel periodo che Forza Italia si è radicata sul territorio polesano”, ricorda Renzo Marangon, all’epoca assessore regionale azzurro. Nell’ambito della sua reggenza del partito, Fi - nata nel 1994 - si affacciò per la prima volta a un importante tornata elettorale amministrativa. “Un’altra epoca, si facevano ancora i comizi. La Casellati non ne aveva mai fatto uno in vita sua - ricorda ancora Marangon - ‘esordì’ a Badia, spendendosi per Edo Boldrin, che poi diventò sindaco. Il giorno prima mi disse: ‘Ma posso fare un comizio in jeans?’. Le risposi: certamente. E così andò”.
Paolo Avezzù - confida - frequenta la Casellati “fin da quando ero sindaco. Ha un alto profilo istituzionale, è una persona integerrima ed è una donna di valore. E poi sarebbe un onore anche per Rovigo”.
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