VOCE
ROVIGO
26.05.2022 - 08:39
Ancora un caso di violenza in Pronto Soccorso. Ancora una volta vittima un infermiere, aggredito da una donna che ha causato danni fisici con una conseguente prognosi di trenta giorni. Si torna a parlare di violenza nei confronti di chi col proprio lavoro si impegna ad aiutare la cittadinanza.
“E’ un gesto inqualificabile da una parte - afferma Denis Piombo, presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Rovigo, riferendosi al fatto avvenuto nei giorni scorsi al pronto soccorso di Rovigo - e ingiustificabile dall’altra. Lo preciso perché qualcuno, attraverso i social, ha scritto messaggi indegni di una società civile. Non ci sono giustificazioni. Anzi, è davvero arrivato il momento di contrastare concretamente questo drammatico fenomeno che sta aumentando a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale. Al collega, iscritto all'Opi di Rovigo, va tutta la solidarietà del direttivo e della commissione albo. Allo stesso tempo esprimiamo la nostra vicinanza a tutto il gruppo professionale del Pronto soccorso”.
Il tema, pochi mesi fa, è stato al centro di un momento di riflessione anche nel Polesine con una giornata incentrata proprio sulla sensibilizzazione della cittadinanza verso una cultura di condanna netta contro ogni forma di violenza. “Oggi siamo di nuovo alle prese con un altro episodio increscioso di violenza. L’impatto negativo che questo grave fenomeno ha sulla sicurezza, sull’assistenza, sull’ambiente e sull'approccio al lavoro è evidente. È innegabile come il problema vada affrontato attraverso tolleranza zero, pene chiare e severe. Quella infermieristica è la professione più colpita da violenze fisiche e verbali ma, al di là dei numeri, tutti i sanitari ne sono interessati. Per questo bisogna lavorare coralmente affinché tutti gli operatori sanitari si sentano tutelati e sicuri nel proprio posto di lavoro”.
“Nonostante la pandemia abbia dimostrato la vicinanza degli infermieri alla popolazione - conclude Piombo - affiorano messaggi che portano una parte della popolazione a coltivare una rabbia crescente verso gli operatori delle strutture. Serve un cambiamento di cultura, altrimenti la situazione diventa insostenibile. Occorre dialogare con tutte le figure in prima linea per avanzare proposte concrete. La nostra campagna ‘Rispetta chi ti aiuta’, avviata mesi fa, è purtroppo attuale ogni giorno”.
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