VOCE
TEATRO
06.04.2025 - 09:10
Allo spettatore promessa un’immersione intima nello spazio del rito con una possibile via d’accesso a un livello diverso della nostra realtà
Dopo il successo di “Odisseo”, da domani lo spazio teatrale di viale Oroboni ospiterà un altro lavoro del Lemming: “Metamorfosi. Di forme mutate”. Lo spettacolo prevede l’accesso di cinque spettatori a replica, la prenotazione è obbligatoria al numero 0425 070643 o via mail a info@teatrodellemming.it.
Come spiega Massimo Munaro, direttore artistico del teatro del Lemming, “in fase di programmazione avevamo pensato di riproporre agli spettatori ‘Metamorfosi. Nel labirinto della memoria, ma purtroppo, essendo il teatro Studio ancora interessato dai lavori, non ci è stato possibile con i tempi provvedere all’allestimento dello spettacolo, che sarà quindi rimandato all’autunno. Abbiamo però pensato di proporre comunque un appuntamento agli spettatori della nostra rassegna, realizzando invece l’altro lavoro che abbiamo prodotto attorno alle ‘Metamorfosi’ di Ovidio, cioè ‘Metamorfosi. Di forme mutate’”.
Lo spettacolo propone, per ogni partecipante un’immersione intima e personale nello spazio del rito, del mito e del ricordo. Il lavoro propone anche una possibile via d’accesso ad un altro livello di realtà, dove si è posti all’incrocio fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. E’ come se si precipitasse nel labirinto di una memoria ad un tempo personale e archetipica. Siamo di fronte, forse, a dei fantasmi, all’evocazione di un passato che si fa presente ma che non può tornare. La distanza attore-spettatore mima qui quella distanza irricomponibile che ci separa da ciò che è stato e che non tornerà più.
La materia si disfa, si decompone, si mescola. Tutto cambia e si trasforma. Le “Metamorfosi” cantate da Ovidio si specchiano, così, nelle tante metamorfosi attraversate da ciascuno di noi, in un continuo movimento fra morti e rinascite. “In un’epoca di distanziazioni sociali e di consumo bulimico di immagini standardizzate - afferma Munaro - il tentativo è quello di costruire uno spazio rituale e misterico, nel quale opporre al fragore dei media il silenzio di un incontro, il fuoco di un’esperienza condivisa. Un incontro fra umani”.
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