VOCE
L'INTERVISTA
20.09.2025 - 07:05
Stefano Borile, candidato alle Regionali con il Partito Democratico
Il rugby continua a essere lo sport più radicato e seguito nel Polesine e con numeri importanti in Veneto, come confermano i dati della stagione 2024-2025 del Comitato Regionale Veneto Rugby: 10.603 atleti, di cui 4.089 nel minirugby, 3.727 seniores maschile, 2.787 nel settore giovanile maschile, 288 atlete seniores e 252 nel settore giovanile femminile.
Una realtà che conferma il Veneto come uno dei Comitati più dinamici a livello nazionale. Ne abbiamo parlato con il candidato alle elezioni regionali per il Partito Democratico Stefano Borile, con alle spalle una carriera da rugbista, un titolo italiano vinto a 19 anni e un terzo posto a 17 anni oltre ad essere un ingegnere operante nel settore dell'impiantistica dell'industria alimentare, chimica e farmaceutica.
I dati del Comitato Regionale Veneto Rugby mostrano oltre 10.600 atleti tesserati e confermano che il Veneto è tra le regioni più dinamiche del panorama nazionale. Che lettura ne dà?
I dati dimostrano non solo quanta gente pratichi questo sport, ma anche la profondità del lavoro fatto con i giovani. Rovigo, pur essendo una provincia più piccola, mantiene una tradizione solida. Non a caso la Femi CZ inizierà la nuova stagione agonistica con lo scudetto tricolore e la coccarda della Coppa Italia.
Lei ha praticato rugby per circa 16 anni, conquistando proprio con la giovanile del Rovigo, il titolo italiano nel 1989, prima di dover lasciare lo sport a causa di un infortunio. Quanto questa esperienza ha influenzato la sua formazione personale?
Tantissmo. Il rugby è stato tutto per me. Il Rugby ti insegna che nulla arriva senza impegno e fatica, che bisogna guadagnarsi ogni giorno il proprio posto in squadra. Ho imparato a lavorare in gruppo e a non mollare mai. Tutto questo mi accompagna ancora oggi, anche nella politica: come nello sport, le cose importanti richiedono serietà, impegno, costanza, passione e anche competenze.
Secondo lei, oggi il rugby è al passo con i tempi e con le necessità delle famiglie e dei ragazzi?
Direi proprio di sì. Basti pensare al doposcuola sportivo promosso da Rugby Rovigo Delta e Monti Rovigo per gli studenti delle superiori, oppure al progetto “Scuola e Rugby: Crescere Insieme”. Con il rugby tag, una disciplina sicura e senza contatto fisico, i ragazzi possono divertirsi e allo stesso tempo imparare valori fondamentali come collaborazione, rispetto e partecipazione. In più, queste iniziative rafforzano il legame tra scuole, società sportive e comunità locali. È un modello che dimostra come formazione, inclusione e impegno concreto possano camminare insieme: principi che, secondo me, dovrebbero guidare anche la politica e le scelte pubbliche.
Oggi i ragazzi giocano sempre meno all’aperto e passano molto più tempo davanti agli smartphone. Come si può farli tornare a muoversi e a divertirsi insieme?
Credo che servano pretesti concreti per farli muovere e stare insieme. Organizzare eventi sportivi in città, allestire campi di gioco temporanei in piazza, creare occasioni di divertimento collettivo: non è solo movimento, è anche educazione, socialità e senso di comunità. Coinvolgere maggiormente le istituzioni, mondo del volontariato e associazioni sportive, con iniziative come “Tutti gli studenti allo stadio”, è il modo migliore per promuovere la cultura dello sport e trasmettere ai ragazzi i suoi valori.
Quali lezioni dello sport ritiene più utili anche nella politica?
Nello sport come nella politica, senza impegno e serietà non si ottiene niente. E soprattutto, il bene della comunità viene prima dell’interesse personale. Ricordiamoci che nel rugby esiste il terzo tempo, il quale insegna che, anche dopo la competizione, il confronto e il dialogo sono fondamentali. In politica non può essere diverso: discutere, ascoltare chi ha idee diverse e cercare punti di incontro è l’unico modo per affrontare i problemi concreti dei cittadini. Senza confronto, le decisioni rischiano di restare solo buone intenzioni.
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