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Depositi culturali e strategie

Depositi culturali e strategie

Un deposito culturale è un qualunque spazio, reale o virtuale, frammentato o unitario, formato da oggetti, memorie, storie, documenti, fotografie, film, ecc. che hanno a che fare con la storia, l’identità e il patrimonio di un territorio.

Solo guardando in giro ci si rende conto che il Polesine e Rovigo ne sono ricchissimi: la pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Comune di Rovigo con l’aggiunta della quadreria del Seminario Vescovile; la raccolta archeologica del Comune di Rovigo e a quella egizia dell’Accademia dei Concordi; la biblioteca dell’Accademia dei Concordi e del Comune di Rovigo; il Tempio della Beata Vergine del Soccorso; l’Archivio di Stato; la dispersa collezione di cartelle cliniche dell’USSL 5 Polesana riguardanti la lotta contro la talassemia; la Collezione Balzan a Badia Polesine; il Museo Regionale della Bonifica di Ca' Vendramin; la Casa Museo “Giacomo Matteotti” di Fratta Polesine, ove vi sono anche Villa Badoer e Villa  Grimani Molin Avezzù; San Basilio; la rete di idrovore o di teatri che copre l’intero Polesine; la Frattesina; e si potrebbe continuare a lungo.

Avere depositi culturali non basta; bisogna conservali mediante una continua e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro, oltre che renderli conoscibili e fruibili in funzione delle capacità economiche che si hanno o che si ha la capacità di trovare. Per fortuna, interviene fattivamente la Fondazione CaRiPaRo che sopperisce all’assenza di un progetto strategico comune e alla cronica mancanza di fondi nel migliore dei modi possibili, anche solo conservando depositi culturali di inestimabile valore in strutture apposite e manutenendoli in attesa di tempi migliori.

Ma un territorio non può sempre far affidamento su una fondazione bancaria che pur nella sua lungimiranza, magnanimità e capacità finanziarie non può essere lasciata sola.

Serve una sinergia fra i comuni, servono politici (ai vari livelli in cui si situano: sindaci, assessori, consiglieri, partecipati, soffiati-lì, ecc.) preparati e che desiderino lavorare per il bene globale di un territorio di cui governano solo una piccola parte e solo per brevissimo lasso di tempo.

Non servono politici arroganti, o che sono fumosi, o che brillano per incompetenza e non conoscenza, che non riescano a capire dove vivono e qual è la sua ricchezza culturale.

Serve una strategia che possa far diventare globale il locale attraverso azioni concrete, coordinate e che tenga lontano altezzosità, nebbiosi discorsi che celano l’incapacità della decisione politica, la provincialità, la poca o nulla conoscenza di ciò che si ha e la mancanza di capacità manageriale di come lo si governa.

Serve mettersi assieme per programmare un percorso unico e condiviso fra depositi culturali, anche solo per farli divenire sorgente economica per il territorio. Ma per far questo necessitano uomini e donne preparate, che non siano provinciali, che abitino il mondo delle relazioni nazionali e internazionali, che abbiano capacità manageriali. Servono persone competenti e capaci che lavorino per il territorio e per il bene comune e non per sé stesse, o per la loro fazione. Serve quella strategia che il Polesine non ha pressoché mai avuto, specie in questi ultimi decenni. E servono strateghi. Altrimenti … solo noia e qualche spritz.

Giovanni Boniolo

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