VOCE
VISIONI
24.12.2024 - 15:39
Indipendentemente dal credo di ognuno, il Natale, con tutto ciò che significa dal punto di vista non solo religioso, appartiene alla tradizione, con le sue memorie i suoi usi e costumi, entro cui siamo nati e ci siamo formati (più o meno bene). Sicuramente la tradizione non è tutto, altrimenti si rimarrebbe incatenati in una visione del mondo e della vita che impedirebbe di capire e di apprezzare la molteplicità e la varietà che vi è al di là di essa. Molteplicità e varietà che permettono di comprendere quanto relativi siamo nel nostro essere nati e aver vissuto in un certo posto, in un certo tempo, con una certa educazione familiare e ambientale. Molteplicità e varietà che, se non usate per spaventare o fraintese per spaventarsi, permettono di comprendere che esiste anche un altro da noi, uno che ha memorie, usi e costumi diversi che non necessariamente sono pericolosi o dannosi. Molteplicità e varietà che consentono la crescita individuale e collettiva, che spingono a innovare per creare e costruire pensieri, azioni e manufatti altri da quelli da cui siamo partiti.
Eppure la tradizione entro cui siamo nati ci dà la nostra prima identità socio-culturale, dalla quale non possiamo esimerci e dalla quale non possiamo fuggire. E’ il trampolino da cui lanciarsi per costruire un’identità di pensiero e di vita che è solo nostra e non quella della tradizione-balia dei primi anni di vita.
Il Natale rappresenta anche tutto ciò. Siamo cresciuti con la narrazione che un tempo lontano un bimbo sia nato e con la sua nascita abbia segnato i tempi successivi di una buona parte del mondo che ha conquistato, talvolta con la dolcezza e la carità, talaltra con la forza e la violenza.
Il Natale è mia madre e mio padre che preparano i doni per me bambino e che mi portano a Messa tenendomi per mano; è il giorno in cui la mia famiglia si riuniva giungendo da parti lontane; è il giorno in cui tutti e tutte si vestivano a festa e quando si incontravano per strada si auguravano Buone Feste. Il giorno in cui tutti e tutte erano buoni o facevano finta di essere buoni.
Possiamo non credere nel Natale come festa di una religione; possiamo non credere nella famiglia con madre, padre, bue e asinello. Non è questo il problema ora. Ma non possiamo cancellare una memoria del nostro vissuto solo per essere politicamente corretti. Il troppo politicamente corretto sta uccidendo la libertà, sia a causa di chi è troppo radicale nel sostenerlo, sia a causa di chi è troppo estremista nell’avversarlo.
Buon Natale, comunque, a chi ci crede, a chi non ci crede e anche a chi finge di crederci.
Giovanni Boniolo
Curatore di “Visioni & Altre Narrazioni”
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