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VISIONI
07.04.2025 - 19:05
Il 10 maggio 2018, nel numero 76 della Gazzetta Ufficiale, è stato pubblicato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri riguardante il “Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico”. Questo Decreto istituisce la possibilità per i cittadini italiani attraverso un dibattito pubblico, definito all’art 2 come “il processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico sull’opportunità, sulle soluzioni progettuali di opere, su progetti o interventi [...]”, possano esprimere la loro posizione per quanto riguarda progetti di fattibilità di opere pubbliche. Non tutti i progetti, ma solo quelli appartenenti a una specifica categoria, individuata nell'Allegato 1 del Decreto. Tuttavia, nulla osta che le amministrazioni locali siano libere di estendere il dibattito pubblico anche a opere non comprese in tale allegato. Pur non entrando nel merito dei punti di forza e delle debolezze del Decreto, è fondamentale comprendere l'importanza di un dibattito pubblico deliberativo ben strutturato. La deliberazione pubblica, infatti, si distingue da un'assemblea o da un semplice "mi piace" su una piattaforma online: è un processo attraverso cui un gruppo di cittadini, anche partendo da punti di vista differenti, giunge a una decisione comune attraverso un dialogo ben fatto, ma solo dopo essere stati adeguatamente informati, da veri esperti, su tre aspetti cruciali. In primo luogo, dovrebbero essere aggiornati sulle questioni tecnico-scientifiche legate alla decisione che devono prendere. In secondo luogo, dovrebbero essere istruiti sugli impatti etico-socio-ambientali delle possibili decisioni. Infine, dovrebbero apprendere anche le tecniche di un buon dibattito, un aspetto spesso sottovalutato ma essenziale. In sintesi, il processo deliberativo si articola in due fasi fondamentali: prima si acquisiscono le informazioni necessarie sulle questioni tecniche, etico-sociali e sull’impatto delle decisioni, nonché sulle modalità per condurre una discussione costruttiva, e solo successivamente parte il dibattito vero e proprio, guidato da un coordinatore esperto. In altre parole, prima si impara e poi si parla: regola aurea mai seguita!
Quindi, a prescindere dal Decreto, che pur non menzionando esplicitamente questi aspetti merita comunque un riconoscimento per quanto istituisce, è chiaro che senza un'adeguata conoscenza del tema oggetto del dibattito, senza una comprensione dell’impatto etico-socio-ambientale della decisione e senza un qualche sapere su come si dibatte, non si potrà arrivare a un esito positivo con valore deliberativo ma al massimo a un semplice battibecco da bar dello sport o a esibizioni della propria esistenza.
Purtroppo, non tutti amano che cittadini informati da esperti e guidati nel loro processo deliberativo da tecnici arrivino a una conclusione che potrebbero non gradire. Meglio tenerli ignoranti e che discutano a vanvera fra loro, senza guida e senza sapere, magari in assemblee pubbliche che paiono democratiche ma che servono a poco per la democrazia. D’altronde, così è più facile arrivare alla soluzione preferita da chi li vuole gestire, siano essi di maggioranza o di opposizione.
Giovanni Boniolo
Curatore di “Visioni & Altre Narrazioni”
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