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VISIONI

L’età

L’età

“Che bella età la mezza età… serenità… tranquillità”, così cantava Marcello Marchesi, quando aveva 40 anni, nella sigla di un grande varietà televisivo del 1963 (https://www.youtube.com/watch?v=BKLD322YB6I). Antinoo, l’amante di Adriano nella novella di Marguerite Yourcenar, si sente vecchio a 20 anni. Ma è vecchio non in assoluto, quanto rispetto al suo ruolo di amante. Ne L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, a un certo punto Modesta, uno dei più bei personaggi femminili della letteratura italiana Novecentesca, chiede a Carmine, il guardacaccia che giace nudo accanto e con cui ha una travolgente relazione sessuale: “[…] Non uno, tutti scuri i peli sono, Carmine. Ma quanti anni hai vecchiaccio?” e Carmine risponde: “Cinquantatre ne avrò, se arrivo al giorno dei morti”. Carmine si vede ed è visto vecchio dall’appena adolescente Modesta. Eppure verso la fine del romanzo Modesta ha 50 anni e sta nuotando e si sente giovane. Ma allora si è giovani o vecchi a 50 anni? Dipende.

I medievali, eccezionali sistematizzatori, pensavano che le età della vita fossero sette: infantia fino ai 7 anni; pueritia fino a 15; adolescencia fino a 25; juventus fino ai 35; virilitas fino ai 50; senectus fino ai 70; decrepitas, o gravitas, fino alla morte. Non tutti gli autori, specie quelli romani da cui la scansione derivava, erano d’accordo, tuttavia, dal più al meno, la classificazione era questa. E sono 7 i periodi della vita raccontati dal malinconico Jaques di As you like it di William Shakespeare :

Il mondo è tutto un palcoscenico sul quale tutti noi, uomini e donne siam solo attori, con le nostre uscite e con le nostre entrate; ove ciascuno, per il tempo che gli è stato assegnato, recita molte parti, e gli atti sono le sue sette età.

Prima, il neonato che vagisce e sbava in braccio alla nutrice.

Poi, il piagnucoloso scolaretto che con la sua cartella e con la faccia lustra e mattiniera si trascina alla scuola di malavoglia, a passo di lumaca.

Poi viene il giovincello innamorato, sempre in sospiri come una fornace che ha scritto una ballata malinconica in lode delle belle sopracciglia della sua bella.

Poi viene il soldato, la bocca piena di strane bestemmie, la barba da sembrare un leopardo, sofistico sul punto dell’onore, impulsivo, rissoso, attaccabrighe, sempre in cerca di quella bolla d’aria ch’è la gloria, disposto ad acciuffarla magari sulla bocca d’un cannone.

Poi viene, quinta età, magistrato, con la sua bella pancia rotondetta ben farcita di carne di cappone, l’occhio severo e la barba aggiustata come vuole la regola civile, sempre pieno di massime assennate e citazioni di luoghi comuni.

La sesta età si porta lentamente verso l’allampanato Pantalone, pantofole alle piante, occhiali al naso, la borsa appesa al fianco; le sue braghe, le stesse che portava ancor da giovane, seppur perfettamente conservate, divenute ormai fin troppo larghe per i suoi stinchi troppo rinsecchiti; il vocione virile d’una volta ridotto ad un falsetto da bambino, uno suono fesso, tutto fischi e sibili.

Infine l’ultimo atto, la vecchiaia, che conclude questa curiosa storia così piena di strani accadimenti, l’età chiama la seconda infanzia, l’età del puro oblio: senza più denti, senza più vista, gusto, senza tutto.

“All the world's a stage”. In realtà, la vita è un insieme di palcoscenici diversi in cui ognuno di noi gioca un ruolo diverso anche in funzione dell’età. Il fatto negativo è chi vorrebbe che di palcoscenico ve ne fosse solo uno, quello dove pensa di poter meglio esibire le sue poche qualità di attore.

 

Giovanni Boniolo

Curatore di “Visioni & Altre Narrazioni”

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