VOCE
VISIONI
11.07.2025 - 10:01
Lucio Anneo Seneca, Epistole a Lucilio volgarizzate, sec. XIV, c 1r (Accademia dei Concordi)
Sta riapparendo la fierezza dell’ignoranza: sempre più uomini e donne si mostrano fieri di essere ignoranti e fieri di osteggiare i cosiddetti ‘intellettuali’, i ‘professoroni’. Fieri di deridere chi legge un libro; fieri di ricoprire ruoli senza la competenza adeguata; fieri di non sentire la necessità di conoscere le origini della propria identità culturale. Tutto questo spesso in un mistificato mettere sull’altare il “saper fare” e il “produrre denaro”. Ma siamo sicuri che il “saper fare” e il “produrre denaro” non necessitino di conoscenza?
Dietro il “saper fare” di un fabbro, di un pescatore, di un uomo d’affari c’è la conoscenza di come fare il fabbro, il pescatore, l’uomo d’affari. Forse solo dietro chi è lì perché un qualche vento (sessuale, amicale, politico) ha portato lì, assai spesso non c’è alcuna traccia di sapere. Il sapere del fabbro, del pescatore, del commerciante, dell’uomo d’affari, del manager sono diversi fra loro e sono diversi dal sapere di fisica, arte, musica, letteratura. Ma sono sempre saperi ed è semplicemente sciocco pensare che gli uni possano esistere senza gli altri e che vi possa essere un progresso sociale senza entrambi. E’ semplicemente sciocco deridere gli uni perché si preferiscono i secondi, o viceversa. Tuttavia, viene da chiedersi se l’uomo fiero dell’ignoranza vorrebbe che fossero fieri della loro ignoranza il medico che lo cura, l’avvocato che lo difende, il professore che insegna ai suoi figli. Non è forse ridicolo voler (ed esibire il proprio) essere fieri di essere ignoranti, ma pretendere che chi di cui si ha in quel momento bisogno non lo sia?
Viviamo nella società della conoscenza, considerata come capacità di recuperare, elaborare e modificare le informazioni al fine di migliorare la qualità della vita e della morte propria, dei propri cari e dei propri concittadini. Questo comporta che vi sia una divisione conoscitiva fra chi conosce di più (e vive e muore meglio, fa vivere e morire meglio i propri cari e i propri concittadini in quanto elettore o in quanto politico) e chi conosce di meno (e vive e muore peggio, fa vivere e morire peggio i propri cari e i propri concittadini in quanto elettore o in quanto politico). Sfortunatamente, chi è fiero della propria ignoranza vive nel lato oscuro della divisione conoscitiva e sfortunatamente vive e muore peggio, ma soprattutto fa vivere e morire peggio i suoi cari e suoi concittadini se gli capita di essere un politico o un elettore. Dunque, viva l’ignoranza?
Giovanni Boniolo
Curatore di “Visioni & Altre Narrazioni”
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