VOCE
VISIONI
24.08.2025 - 18:07
Palazzo Municipale e Accademia di Concordi, in: Rovigo. Pubb/icazione decretata dal Consiglio Comunale di Rovigo, Rovigo 1896 (Accademia dei Concordi)
Non riesco a immaginare una persona davvero sana di mente che non condanni con fermezza ciò che gli israeliani stanno facendo a Gaza contro i palestinesi. Così come, allo stesso modo, mi auguro sinceramente che nessuno possa restare indifferente di fronte a quello che l’esercito russo sta infliggendo al popolo ucraino. Confido che altri la pensino così. Dietro questa presa di posizione dovrebbe esserci, prima di tutto – spero -, la compassione per la sofferenza di altri esseri umani – simili a noi, fragili come noi – colpiti da una violenza spietata e disumana.
Resta però aperta la questione del perché questo stia accadendo e a chi attribuire le responsabilità. Ed è a questo punto che tutto si trasforma in uno sfogo disordinato, dove a parlare sono in tanti, ma a sapere sono in pochi. C’è chi si lascia trasportare con piacere dalla propria appartenenza ideologica, cieca e rabbiosa, e chi si affaccia al dibattito pubblico solo per il gusto di esserci, come il Guido Anselmi di 8½ di F. Fellini che ammetteva: “Non ho proprio niente da dire, ma voglio dirlo lo stesso.” Del resto – si dice – viviamo in democrazia (Sic!)
Siamo passati, senza quasi accorgercene, dall’essere virologi improvvisati durante la pandemia a esperti in geopolitica, strategia militare e relazioni internazionali. Ci indigniamo per chi sentiamo “più vicino” ma restiamo freddi, o peggio ancora indifferenti, verso chi non riconosciamo come “nostro”.
“Quella terra è degli ebrei. No, è dei palestinesi che c’erano prima. No, era dei filistei. No, ancora prima dei cananei...”. Un rimpallo di memorie e rivendicazioni che, alla fine, serve solo a chi vuole avere ragione a tutti i costi. Tutto dipende da dove si sceglie di cominciare a raccontare la storia. E da quale storia si sceglie di raccontare. E intanto, nei bar, nei salotti televisivi, nei social, si urla: una semplice falsa verità contro un’altra, con rabbia, senza ascolto. Rari sono coloro che tacciono perché sanno di non sapere. Rarissimi – una vera eccezione – quelli che parlano con cognizione di causa.
E io, lo ammetto, faccio fatica a capacitarmi di tanto spreco di parole, nonostante razionalmente possa farmene una ragione.
Faccio fatica a capacitarmi come mai, di fronte all’orrore del 7 ottobre 2023, quando Hamas ha compiuto atti atroci contro civili israeliani, ci sia stato così poco parlare lucido e critico. E ancora oggi, sui prigionieri che tiene nascosti, quasi silenzio. Sono forse figli di un dio minore?
Faccio fatica a capacitarmi come possa un esponente del movimento LGBT+ sostenere Hamas, gli Hezbollah o il governo iraniano, fingendo, forse, di non sapere quale sarebbe il destino di una persona che facesse coming out nei territori da loro controllati. Che nome dare a questa contraddizione profonda? Dissociazione valoriale?
Faccio fatica a capacitarmi come si possa giustificare la Russia che invade l’Ucraina con la forza delle armi. O lodare, con leggerezza e fanatismo, chi invoca la distruzione dello Stato di Israele, spingendosi fino a desiderare l’espulsione totale degli ebrei dal Medio Oriente, o chi possa pensare di trasformare Gaza in un resort.
È difficile parlare con chi non sa, ma parla lo stesso. È difficile confrontarsi con chi è reso cieco dai propri pregiudizi. Ma è ancora più difficile parlare con chi non sa ciò di cui si sta trattando ed è pure pieno di pregiudizi ideologici intoccabili. Il guaio è che questi sono molti.
Giovanni Boniolo
Curatore di “Visioni & Altre Narrazioni”
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