VOCE
30.09.2025 - 09:48
Diciamolo: nessuno si aspettava che i reality finissero per dettare legge nell’armadio di mezzo pianeta. Da semplici programmi “da sera sul divano” sono diventati quasi per caso, o forse no, una fabbrica di segnali stilistici che riaffiorano sulle passerelle e in strada, tra un bar e una metro. Le star non sono solo i volti di copertina: concorrenti nervosi, giudici spietati, stylist dietro le quinte. Tutti, in modo diverso, spingono un’idea oltre lo schermo finché diventa un’ossessione collettiva. Un esempio chiaro, anzi chiarissimo, è Project Runway: la passerella della New York Fashion Week che intercetta i bozzetti nati in studio e li porta al mondo vero, o almeno così pare.
Project Runway, più che cambiare le regole, le ha piegate quel tanto che basta da farci guardare altrove. Materiali improbabili, tempi stretti, budget risicati formano condizioni che creano inciampi creativi interessanti, a volte geniali. Non tutto funziona e questo va bene. L’attrazione principale è nel vedere nascere un abito sotto pressione, con emozioni poco filtrate, qualche ripensamento e un taglio rifatto all’ultimo. La TV costruisce il legame e i social lo diffondono ovunque in pochi minuti; in questo modo la domanda si muove quasi in diretta. È curioso che anche mondi all’apparenza lontani, come l’intrattenimento digitale e casino online, osservino questi segnali per ricalibrare grafiche, palette e identità visive. A volte funziona; in altri casi, resta un esperimento in corso.
Le frange, quelle vere, lunghe, mosse dall’aria, sono riapparse con una sicurezza che qualche anno fa non avremmo previsto. Questo fenomeno è in parte merito dei talent. I concorrenti hanno preso ciò che era considerato troppo da palcoscenico e l’hanno messo a camminare per strada, addomesticandolo senza togliergli teatralità. Nelle sfilate del 2025 se ne è vista molta, non solo come dettaglio ma come struttura del look. Una gonna minimal, poi frange che cambiano ritmo al passaggio. È l’idea di racconto che conquista più dello sfoggio: un capo che si muove, fotografa bene, stacca dagli altri. Non è pratico ogni giorno. Tuttavia smuove l’immaginario, e questo basta a far girare il mercato.
Tra paillettes e rumorini da red carpet, il Quiet Luxury è rientrato in punta di piedi. Tinte calde come caffè e mocha mousse, tagli puliti, qualità che si nota senza urlare. Non è nuovo, ma torna perché molti cercano controllo, misura e semplicità apparente. In parallelo, un dandy contemporaneo ha rifatto capolino: giacche crop, drappeggi ragionati, citazioni d’epoca. Non si tratta di ostentazione; è piuttosto una precisione ostinata nel dettaglio. Alcuni lo leggono come reazione allo show-off da feed; altri pensano sia solo ciclicità della moda. Forse si tratta di entrambe le cose.
Pizzi, trasparenze, tessuti che respirano: il romanticismo è stato alleggerito e reso portabile. Un top etereo sotto un blazer, un abito impalpabile con sneakers: queste sono soluzioni che i reality hanno mostrato senza troppe cerimonie, normalizzando ciò che prima era solo da evento. Sul fronte beauty, si nota un ritorno di ricci veri (che non devono essere perfetti) e tagli vintage lucidati quel tanto che basta. Alcuni look, appena apparsi in puntata, sono passati direttamente dal backstage al parrucchiere di quartiere. L’influenza può sembrare esagerata. Tuttavia i saloni riportano una richiesta precisa e le code del sabato lo confermano.
L'eredità duratura dei reality fashion
Questi show hanno insegnato che la distanza tra idea e pubblico può accorciarsi parecchio. Hanno reso la moda più leggibile e a tratti più imperfetta, quindi più umana. Lusso e prêt-à-porter, quando si lasciano contaminare da questo ritmo, sembrano spingersi verso una personalizzazione minuscola ma continua: un orlo, un bottone, un colore spostato di un tono. Quanto durerà è difficile dirlo. È probabile però che l’impatto non resti confinato a ciò che indossiamo; modifica anche il modo in cui guardiamo gli abiti, il tempo che concediamo alle scelte, l’idea stessa di novità. Questo rappresenta il cambiamento più interessante.
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