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Igor, ecco come è potuto scappare: inchiesta della Procura militare

Il caso

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La grande caccia all'uomo

Ricordate la più grande caccia all'uomo degli ultimi decenni, nell'aprile scorso? Igor il russo riuscì a fuggire. Ci furono degli errori? La procura militare ha aperto un'inchiesta.
Qualcuno, forse, ha sbagliato. Qualcuno, probabilmente, ha sottovalutato la pericolosità del bandito o sopravvalutato la propria forza di intervento. Di certo c'è che Norbert Feher, ma tutti lo chiamano ancora Igor Vaclavic o Igor il Russo, riuscì in qualche modo a fuggire prima da una trappola che sembrava non lasciargli scampo, e poi dalla più grande caccia all'uomo dell'ultimo decennio. Una caccia all'uomo andata in scena dalla bassa ferrarese su su fino al Delta e al confine con Bologna, da un lato, e il Polesine dall'altro ([url"Leggi l'articolo"]https://www.polesine24.it/Detail_News_Display/Rovigo/igor-le-ricerche-si-estendono-verso-le-valli-di-comacchio-e-il-delta[/url]).



E proprio su questi dubbi, e su queste incongruenze, la Procura militare di Verona, nella persona del procuratore Stanislao Saeli ha aperto un fascicolo d'inchiesta, al momento senza indagati. Lo riferisce l'Ansa.



Igor - secondo le ricostruzioni di quei giorni - riuscì a sfuggire tre volte alla cattura nonostante fosse braccato dai carabinieri. Era l’8 aprile.



I militari – che erano tre, in borghese e a bordo di una sola auto di copertura – incrociarono il killer tra Marmorta e Consandolo durante le ricerche scattate dopo l’omicidio di Valerio Verri e il ferimento di Marco Ravaglia, nelle valli del Mezzano.



Lo seguirono fino a una stradina che porta in un piccolo bosco, ma dalla centrale operativa ricevettero l’ordine di non sparare e monitorare la situazione in attesa dei rinforzi, che arrivarono circa mezz’ora dopo.



Ma a quel punto Igor aveva già fatto in tempo a entrare tre volte nel loro campo visivo a distanze abbastanza ravvicinate, anche 50 metri. Una prima volta chiedendo di liberare la strada, probabilmente senza aver riconosciuto i militari; una seconda dopo aver fatto marcia indietro ed essere sceso per addentrarsi nel bosco e una terza dopo essere uscito di nuovo dal bosco per prendere alcuni oggetti lasciati nel cassone del Fiorino (probabilmente delle armi).



I carabinieri si mantennero in contatto visivo con lui, fino all’arrivo dei colleghi e alla messa in sicurezza del perimetro del bosco, dal quale non sarebbe potuto e dovuto scappare.



Dal rapporto fatto dai tre carabinieri emerge che Feher era vestito con cappello da pescatore verde militare, occhiali scuri, giaccone e pantaloni verdi, maglione nero e non indossava guanti.
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