VOCE
Il dibattito
22.11.2018 - 23:24
La notizia ha iniziato a girare sulle agenzie e in rete solo nel tardo pomeriggio. Ma è clamorosa. La Lega prova a dimezzare il reddito di cittadinanza fortemente voluto dai 5 Stelle. Come? Dimezzando non l’importo mensile, ma la immensa platea dei destinatari.
La domanda del Carroccio ha una sua logica: quanti milioni di italiani avranno il reddito di cittadinanza a fine mese se in sostanza basterà chiederlo per ottenerlo? Molti milioni. Del resto l’ultimo calcolo fatto dallo Svimez dice che dieci miliardi di euro basterebbero solo per il Sud e solo per nove mesi. E a Bilancio ce ne sono solo sette.
E allora? La proposta che sta iniziando a circolare è per certo versi l'antitesi dello spirito del Reddito di cittadinanza.
Di sicuro c’è che se a dare il via libera all’erogazione e al pagamento saranno i Centri per l'impiego, di fatto non vi sarà selezione degli aventi diritto. I Centri per l’impiego non sono infatti in grado di controllare l’effettiva situazione patrimoniale o il reddito di chi vorrà i 780 euro al mese. Quindi non potranno che dire sì a tutti. Non solo. Sempre i Centri per l'Impiego non sono in grado ad oggi di predisporre la riqualificazione professionale e quindi di vigilare sul fatto che il percettore di reddito di cittadinanza segua i corsi di formazione.
Di fatto I Centri per l'Impiego servono solo per la burocrazia. Lo sa anche il M5S che ha chiesto proprio per i Centri un miliardo di euro e migliaia di assunzioni. Ma è chiaro che, se mai funzioneranno, sarà solo tra anni. E nel frattempo... il reddito di cittadinanza rischierebbe di venire distribuirlo senza alcun controllo e con ancora meno utilità.
Da qui l'idea della Lega e di Matteo Salvini di dimezzare non la cifra, ma i fruitori.
Come? Il sottosegretario Armando Siri, vicinissimo a Salvini, propone che a pagare il reddito di cittadinanza a fine mese sia l’azienda presso la quale il cittadino senza lavoro si forma e un lavoro lo impara. Oppure quella dove il cittadino senza lavoro perché lo ha perso si riqualifica.
Se a pagare sono le aziende, non con i soldi loro ma di fatto vigilando sui soldi pubblici, il numero dei milioni di beneficiari del reddito di cittadinanza si dimezza, pensano i leghisti. L'azienda dà l'ok al pagamento se il senza lavoro il lavoro lo cerca davvero studiando, imparando, frequentando. E lavorando. Se a dare il via al pagamento sono le aziende, per dirla alla Salvini, la pacchia prevista per il Sud finisce prima di cominciare. Niente assegno a fine mese per chi mette una firma in un ufficio e poi torna a casa.
Insomma: una proposta a fortissima trazione nordista. Al Nord ci sono le aziende in grado di formare e riqualificare. E interessate a farlo. Al Sud poche aziende e poche occasioni di lavoro reale. Quindi è facile che il M5S non ci starà.
Ma il reddito di cittadinanza erogato solo dalla burocrazia, senza controlli e senza che serva davvero a formare competenze lavorative serve davvero a qualcosa. O rischia di essere solo un macigno per i conti pubblici?
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