VOCE
Orrore
03.12.2019 - 23:02
Dal profilo Facebook di Peter Chiebuka
E' una storia folle, quella che arriva da Tribano, nella bassa padovana.
Un richiedente asilo, ospitato in una casa gestita dalla cooperativa Edeco, ha sequestrato, chiuso in una piccola stanza, picchiato e abusato sessualmente per dieci giorni di una ragazza.
La vittima è una giovane 23enne della Repubblica Ceca, il suo aguzzino un 26enne nigeriano, Peter Chiebuka, da tempo in Italia, richiedente asilo.
I due si erano conosciuti circa un anno fa su Facebook. E quindici giorni fa, all'arrivo della ragazza nel padovano, i due si sono incontrati. Di certo, la 23enne non avrebbe potuto immaginare cosa l'aspettava.
Per lei è iniziato un incubo. Dopo o primi incontri sono iniziati gli atteggiamenti aggressivi e le minacce: schiaffi, botte, insulti, violenze fisiche e stupri ripetuti. Il nigeriano ha persino derubato la ragazza di circa 2mila euro, tutti i suoi risparmi.
I maltrattamenti sono continuati per giorni, fino a quando la 23enne non è riuscita a dare l'allarme. In un momento di distrazione del suo aggressore, ha contattato su WhatsApp un amico francese che ha subito avvertito i carabinieri di Padova. I militari di Abano sono entrati in azione e hanno trovato la giovane ancora prigioniera e sotto choc nell'appartamento. Ora è ricoverata in ospedale a Monselice. Il nigeriano è stato invece individuato poco distante e arrestato.
L'aguzzino è, come detto, un richiedente asilo ospite di una struttura gestita dalla cooperativa Edeco. Per lui l'accusa è di sequestro di persona e violenza sessuale.
Resta da capire come sia possibile sequestrare per dieci giorni in una casa pagata con soldi pubblici una ragazza senza che nessuno dia l'allarme o si accorga che stava accadendo qualcosa di grave,
In serata il prefetto di Padova ha annunciato che è stata revocata l'accoglienza al nigeriano che è finito in carcere e che su Facebook si atteggiava in foto da bullo seduto su auto di lusso (ovviamente non sue), mentre viveva in un appartamento destinato ai profughi.
Da parte della cooperativa Edeco, invece, nessuna spiegazione sui controlli e sulla sicurezza nelle case che gestisce con i fondi pubblici per l'accoglienza dei profughi.
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