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Coronavirus

"Al nord c'è la pandemia? Trasferite le aziende al Sud"

Il consiglio di Svimez al governo: "Se al Nord non si può riaprire subito, trasferite le aziende". E poi al Sud ci sono 800mila lavoratori in nero a cui pensare

Il porto di Gioia Tauro

L'incredibile ricetta dell'associazione Svimez di cui, non va dimenticato, fino alla nomina a ministro era stato videdirettore l'attuale ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano.

Secondo Svimez all'economia italiana il lockdown per il coronavirus costa 47 miliardi al mese, e di questi solo 10 vengono persi al Sud. Eppure... Eppure secondo l'ufficio studi il Sud avrà danni ben maggiori rispetto al Nord a meno che non si vogliano "creare due poli, trasferendo al Sud, che ha meno contagi, una parte della produzione". A sostenerlo è Pietro Busetta, professore di economia all'Università di Palermo e consigliere d'amministrazione della Svimez:


Nonostante le chiusure mandino in fumo molto più fatturato al Nord che al Sud, secondo Svimez gli effetti peggiori dal punto di vista economico saranno al Sud. l'impatto sull'economia e sull'occupazione nel Mezzogiorno sarà di gran lunga peggiore, perché al sud si concentrano circa 800mila lavoratori irregolari e 800mila disoccupati.

La soluzione? Trasferire le attività dal Nord al Sud. "Noi - spiega a Repubblica - abbiamo la fortuna di avere un Paese grande, con temperature e climi diversi, che hanno permesso di reagire al virus in modo diverso. Al Nord il contagio si è diffuso molto, al Sud nonostante 300mila arrivi dalla Lombardia e da altre Regioni nelle ultime settimane i contagi si sono mantenuti bassi...". E allora la cosa giusta sarebbe anche, se nel bresciano o nel bergamasco non si possono ancora riaprire le aziende, bisogna farlo nel Sud trasferendo i capannoni. "Qui la disoccupazione pesa molto di più, perché se una persona rimane disoccupata si perde l'unica entrata della famiglia, mentre al Nord in genere a lavorare sono in due".

E non solo. "La maggiore fragilità e precarietà del mercato del lavoro meridionale rende più difficile assicurare una tutela a tutti i lavoratori, precari, temporanei, intermittenti o in nero, con impatti rilevanti sulla tenuta sociale dell'area".

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