VOCE
Il caso
31.01.2021 - 19:40
Sono circa 120 i navigator attualmente al lavoro in Veneto a fronte dei 142 assegnati. Al di là di tutto, su una cosa ci sono pochi dubbi: i navigator non sono stati propriamente un’idea brillante: persone senza lavoro pagate per cercare un impiego ad altri disoccupati che però nel frattempo vengono pagati per non lavorare. Insomma: un mix che si capiva al volo non avrebbe potuto funzionare, ma che è costato tantissimo alle casse dello Stato.
“I navigator - commenta l’assessore al Lavoro della Regione Veneto, Elena Donazzan - sono stati, assieme al Reddito di Cittadinanza, un’idea infelice del governo rivelatasi nel tempo, complice anche il periodo Covid, del tutto inefficace se non per il dispendio di spesa pubblica. Fallimenti preannunciati, che non possiamo sostenere oltre: il Veneto non è intenzionato a continuare questa esperienza”.
Una chiusura netta e tranchant, a fronte di un progetto che ha mostrato lacune per certi versi clamorosi, quella dell’assessore veneto intervenuta a margine della seduta della IX Commissione Istruzione, Lavoro, Innovazione e Ricerca della Conferenza delle Regioni.
Una chiusura a cui si aggiunge - questa volta in maniera chiara - la contrarietà della Regione del Veneto in merito all’ipotesi di continuità del servizio dei navigator legato al Reddito di Cittadinanza.
Anche perché il lavoro dei navigator sta andando verso la scadenza: e in aprile si dovrà decidere sul futuro di questa figura.
“Alcuni navigator - spiega ancora Elena Donazzan - una ventina per l’esattezza, hanno già colto l’opportunità di un’assunzione a tempo indeterminato grazie al piano di rafforzamento dei Centri per l’Impiego del Veneto, affrontando e superando il concorso pubblico ed entrando così nei ranghi di Veneto Lavoro. Giunti a questo punto, però, è l’intera gestione del Reddito di Cittadinanza che merita di essere ripensata. Auspichiamo che, magari partendo dall’esperienza dell’Assegno per il Lavoro che in Veneto ha portato ad importanti risultati, si opti per una più oculata gestione delle risorse nazionali sul fronte dell’occupazione”.
Insomma: ci sono navigator che, se non altro, un qualche lavoro l’hanno trovato. Sì, per se stessi. Ma è sempre meglio di niente.
All’auspicio di rivedere l’intero provvedimento - complici il Covid e il fatto che il Reddito di cittadinanza sia stato assunto come “provvedimento bandiera” del Movimento 5 Stelle - non sarà invece semplice dare seguito.
Il dibattito, però, è aperto. E fra l’altro proprio in questi giorni fioccano le inchieste della Guardia di finanza un po’ in tutt’Italia alla ricerca di “Redditi” riscossi senza giustificazione.
Già in passato, del resto, proprio l’assessore Donazzan aveva manifestato tutti i suoi dubbi sul Reddito di cittadinanza. Una misura meramente propagandistica, “puro assistenzialismo fine a se stesso che non favorisce l’occupazione”. E ancora: “Solo il 2% dei percettori del Reddito di cittadinanza ha trovato un posto di lavoro. Un dato che mette nero su bianco, ed in maniera inequivocabile, quanto Fratelli d’Italia ha sempre sostenuto fin dal primo istante: questa misura è inutile, non favorisce l’occupazione e pesa ingente sui conti dello Stato”.
Del resto, era davvero difficile immaginare una fine diversa per un provvedimento che ha reso plasticamente l’idea di come in Italia ci siano concezioni profondamente diverse del lavoro.
Senza contare che dal Decreto “Cura Italia” in poi è venuto meno (ufficialmente è stata sospesa) l’obbligo per chi percepisce il Reddito di accogliere una delle proposte di lavoro”.
Che è come ufficializzare il diritto di riscuotere l’assegna restando a casa sul divano.
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