VOCE
GUERRA IN UCRAINA
25.02.2022 - 09:03
Con l'attacco russo all'Ucraina, i prezzi di petrolio, gas, oro, nichel e acciaio ieri si sono impennati e le Borse mondiali hanno subito un contraccolpo (Milano ha chiuso a -4,1%).
Ieri è stato inoltre il quarto giorno consecutivo di rincari per il gas sul mercato di Amsterdam, benchmark del metano per l'Europa continentale. Iniziata la guerra in Ucraina, i future sono saliti fino a un massimo del 41%, a 125 euro al megawattora.
Inoltre dall'Ucraina arriva in Italia il grano tenero per la produzione di pane e biscotti per una quota pari al 5% dell'import totale nazionale e un quantitativo, secondo i dati Coldiretti, di 107mila tonnellate nei primi dieci mesi del 2021, il doppio rispetto ciò che proviene dalla Russia (44mila tonnellate).
Non va dimenticato poi l’export, in questo caso anche veneto. "L'export vicentino nell’area, sommando Ucraina e Russia, vale circa 450 milioni, contro i 60-70 milioni di import - ha detto la presidente di Confindustria Vicenza, Laura Dalla Vecchia - Questo significa che i nostri rapporti con questi due Paesi portano mediamente oltre 380 milioni di bilancia commerciale positiva a Vicenza, ogni anno, solo grazie all’export diretto. Ma la manifattura vicentina, e italiana in genere, è nel cuore delle catene di fornitura globali per cui dobbiamo anche contare che venderemo meno anche ai nostri numerosi clienti internazionali, specialmente europei, che poi, a loro volta, esportano in Russia, ad esempio. Il colpo rischia di essere davvero pesante per cui la comunità internazionale, che oggi sta rispondendo molto debolmente, deve trovare il modo di far durare questa crisi il meno possibile".
"La timidezza non ha portato alcun risultato - ha continuato Dalla Vecchia - e questo è un danno che si ripercuote sull'economia vicentina in maniera diretta: meno export vuol dire meno posti di lavoro". Secondo la presidente degli industriali vicentini "siamo già profondamente in crisi per quanto riguarda la questione energetica e dell’oltre il 70% del gas russo esportato in Europa, ben il 30% finisce in Italia. Ed è uno di quelli che costa meno. Ne abbiamo bisogno perché il nostro mix energetico è disastroso, bloccare questa fonte energetica non è pensabile altrimenti la pagheremo tutti: imprese, famiglie, PA. Stiamo pagando caramente gli errori di decenni di politiche energetiche guidate dall’ignoranza ed è per questo che siamo ricattabili. Ma ora dobbiamo limitare i danni, il gas russo ci serve, non deve essere bloccato", ha concluso Dalla Vecchia.
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