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CRONACA

Pamela Genini uccisa con oltre 30 coltellate

L’autopsia rivela la brutalità dell’attacco di Soncin

Pamela Genini uccisa con oltre 30 coltellate

È stata uccisa con più di 30 coltellate, non 24 come inizialmente ipotizzato. È quanto emerge dai primi risultati dell’autopsia eseguita il 17 ottobre a Milano sul corpo di Pamela Genini, la 29enne trovata morta nella sua abitazione. Secondo il medico legale, almeno tre colpi al torace sono risultati letali, mentre restano in corso accertamenti per capire se anche le ferite al collo abbiano avuto carattere mortale.

La madre della vittima ha espresso dolore e rabbia: “Per tutto quello che ha fatto quel mostro a mia figlia deve pagare. L’ha fatta soffrire tanto”, ha dichiarato al TgR Lombardia riferendosi a Gianluca Soncin, 52 anni, attualmente detenuto con l’accusa di omicidio pluriaggravato.

Secondo il giudice per le indagini preliminari Tommaso Perna, l’efferatezza dell’aggressione testimonia la “follia omicidiaria” di Soncin. Il gip sottolinea che molti fendenti non hanno colpito organi vitali, prolungando la sofferenza della giovane: “Pamela ha acquisito consapevolezza dell’imminente fine”, si legge nel provvedimento di convalida del fermo.

Soncin, originario del Biellese, ha vissuto per 24 anni in Polesine, precisamente a Porto Viro (Rovigo), dove risiede ancora la sua famiglia, composta dai genitori e dai nonni paterni. Una comunità sconvolta, che ora si trova a fare i conti con la notizia di un crimine di tale ferocia compiuto da chi molti ricordavano come un uomo riservato ma apparentemente tranquillo.

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Le indagini proseguono per accertare eventuali violenze pregresse. Lunedì è prevista una riunione tra inquirenti e investigatori per pianificare l’acquisizione degli atti e delle prove. Oltre ai tabulati telefonici, la Procura analizzerà i documenti relativi a una lite avvenuta a Cervia nel settembre 2023, quando Pamela era fuggita a Bergamo dai genitori dopo essere rimasta ferita a un dito. Di quell’episodio esiste un rapporto dei carabinieri, ma la giovane non aveva sporto denuncia.

L’autopsia e i nuovi dettagli rafforzano l’immagine di un delitto brutale e premeditato, che continua a scuotere l’opinione pubblica e a sollevare interrogativi sui segnali di violenza non intercettati prima della tragedia.

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