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11.10.2019 - 20:05
“L’autonomia regionale? Servirebbe un coordinamento fra le tre regioni che l’hanno chiesta per fare fronte comune e combattere assieme questa battaglia. Ma non mi pare sia questo il trend. E il nuovo percorso definito dal ministro Boccia sembra fatto apposta per allungare i tempi”.
Flavio Tosi, ex sindaco di Verona ed ex numero due della Lega, prima della “lite” con Salvini, è un autonomista convinto.
Ma al tempo stesso a questo punto della vicenda è davvero molto scettico sulla possibilità del Veneto di ottenere il regionalismo differenziato così come è stato votato nel referendum di due anni fa. Per lui il vero problema però resta “Roma e il suo centralismo. Finché a dettare tempi e modi sarà la capitale, il regionalismo non arriverà. E infatti tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni non sono riusciti a portare a casa nulla. Neppure quello che vedeva la Lega in prima linea, con il leader Matteo Salvini che quando è al nord dice cose che piacciono al nord e quando parla nei comizi al sud, dice cose completamente diverse. E così allarga i suoi consensi ma non smuove la macchina dell’autonomia, ferma nonostante il referendum abbia detto cose chiare”.
E’ un po’ quello che in molti, in queste settimane, stanno iniziando a dire con sempre maggiore frequenza, chiedendo al leader leghista una presa di posizione chiara. E, se possibile, definitiva.
L’ex sindaco di Verona, dal canto suo, non si schiera. e dichiara di essere “alla finestra” rispetto ai movimenti autonomisti che si stanno formando o si sono formati dagli accordi fra le diverse anime dell’autonomismo veneto.
Il riferimento è prima di tutto alla Rete 22 ottobre che si sta battendo al di fuori della Lega per ottenere quell’autonomia regionale che il referendum proprio del 22 ottobre aveva certificato con un largo consenso. Nata in Lombardia, sta iniziando a fare consensi anche in Veneto. Già, ma per andare dove?
“Questi movimenti politici - spiega Flavio Tosi - devono acquistare credibilità e autorevolezza; devono essere capaci di azioni politiche riconoscibili e in grado di incontrare consensi. Altrimenti in uno scontro con la Lega di Salvini rischiano di essere minimizzati, di raccogliere un consenso marginale rafforzando così ulteriormente la leadership di Salvini. Un Grande Nord con Umberto Bossi, invece avrebbe avuto ben altra forza di imposizione”. Già, ma Umberto Bossi ormai è il passato. E anche i leghisti della prim’ora sono stati gioco forza costretti a prenderne atto. I tempi del “senatur” e della “Padania” almeno per il momento, non torneranno.
Il riferimento di Tosi, in passato fra i leader più in vista e ascoltati della Lega, resta comunque sempre il nord: “Le tre regioni che hanno chiesto l’autonomia più di altre sono Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, che insieme producono la metà dell’intero Pil nazionale ed hanno quasi 20 milioni di abitanti. E’ o non è giusto ascoltare le loro rivendicazioni e andare incontro a quello che sostengono i propri cittadini? Per questo io credo che al di là delle differenze di colore politico, le tre Regioni dovrebbero fare fronte comune e combattere assieme la battaglia per l’autonomia. Perché è evidente che lasciare a Roma il compito di dettare i tempi significa non andare da nessuna parte. Il percorso attuale, definito dal ministro Boccia, punta su una legge quadro. Che però non era prevista da nessuna parte. E soprattutto non se ne vede la necessità. E’ un passaggio che serve solo a rimandare all’infinito il momento di dare seguito a quello che hanno chiesto i territori, ovverpo una reale autonomia differenziata”.
In Polesine del comitato Rete 22 ottobre fanno parte, fra gli altri, l’ex senatrice Emanuela Munerato (un tempo molto vicina alle posizioni di Flavio Tosi al punto da seguirlo nell’esperienza di Fare, dopo l’uscita dalla Lega) e Fabio Benetti. La Rete - che ha fra i propri ispiratori (se non altro dal punto di vista ideologico) anche l’ex presidente della Regione Lombardia, Bobo Maroni - si batte per un’azione più incisiva a favore dell’autonomia regionale, e prende il nome proprio dalla data del 22 ottobre 2017, giorno del referendum in Veneto e Lombardia che ha visto i cittadini esprimersi a larga maggioranza per il regionalismo.
la partita, insomma, in vista anche del secondo anniversario del referendum, torna a farsi incandescente, con il governatore Luca Zaia che questa volta si trova in una posizione quantomeno delicata, costretto a fare la voce grossa con il governo ben sapendo che prima o poi qualcuno gli potrebbe chiedere: ma perché con La Lega al governo l’autonomia non è arrivata ome “primo atto” come aveva promesso proprio Salvini?
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