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IL CASO
25/01/2021 - 19:32
Morte cerebrale per una ragazzina di 10 anni, soffocata per raccogliere un’assurda sfida lanciata su TikTok, piattaforma social che spopola tra i giovanissimi. E, dalla Sicilia, questa terribile vicenda ha avuto ripercussioni fin qui: perché sui social non esistono confini e quanto accaduto a Palermo potrebbe capitare anche nella nostra provincia. Sono i giovani stessi a interrogarsi su quanto avviene “all’interno” dei loro smartphone e a raccontare come queste sfide siano assolutamente comuni anche tra gli adolescenti polesani, e soprattutto tra quelli più giovani che spesso utilizzano i social sfuggendo al controllo dei genitori.
Giochi troppo spesso assurdi, stupidi, diffusi su chat in cui ci si mette alla prova per fare cose folli: stringersi una corda al collo, nel caso specifico la cintura di un accappatoio, e resistere, resistere il più possibile, per far vedere agli amici quanto si è bravi, coraggiosi e forti. “Si tratta di sfide che appaiono nella home di questo social che hanno in moltissimi - racconta Dario, un ragazzino di 15 anni residente nella nostra provincia - ti compaiono e se partecipi e poi lo posti nella stessa sezione, ottieni in poco tempo davvero tantissime visualizzazioni. Sono tanti i ragazzini che si filmano per fare dei TikTok -continua - alcuni si fanno video solo mentre cantano o ballano, altri invece partecipano a questi ‘Black out challenge’ per ottenere ancora più visualizzazioni”.
Il regolamento per potersi iscrivere a questi social parla però chiaro, e impone un’età minima di 16 anni, come per tutti i social, così come sono scritti a caratteri cubitali le attività vietate e le finalità (di svago) della community. “La missione di TikTok è stimolare la creatività e portare allegria - si legge - stiamo costruendo una community globale in cui tutti possano creare e condividere, scoprire il mondo che li circonda ed entrare in contatto con altre persone in tutto il mondo. Lavoriamo per promuovere il nostro sviluppo e al tempo stesso per mantenere un ambiente che vada a sostegno della nostra comunità. Le Linee guida della community definiscono un insieme di norme e un codice di condotta comune per la nostra piattaforma e costituiscono una guida su ciò che è consentito e ciò che è vietato, con l’obiettivo di rendere la piattaforma uno spazio accogliente per tutti”.
Tutto molto chiaro e ben specificato, peccato però che pare non funzioni proprio così. “E’ molto utilizzato dai bambini soprattutto delle scuole elementari e delle scuole medie - spiega Kevin, 16 anni, di Rovigo - servirebbero 16 anni per potersi registrare, ma basta dichiarare di averli e nessuno viene a controllare. Conosco ragazzine del 2008 che fanno TikTok sempre mezze nude e lo sanno tutti”.
Tutti, tranne i loro genitori, verrebbe da sperare visto che sono molte le insidie che si possono incontrare durante la normale navigazione in questo social. Tra questi riti di iniziazione attraverso i quali i ragazzini cercano di dimostrare la loro forza, i ragazzi raccontano del “Knock out challenge”, che consiste nel dare un pugno a uno sventurato scelto a caso per strada. Il tutto, solo per il gusto di fare del male e vedere cosa succede.
E ancora: c’è il “Batmanning” che consiste nell’appendersi a testa in giù come un pipistrello nei posti più impensabili oppure gettarsi la vodka negli occhi per partecipare all’“Eyeballing”. Anche un gioco solitamente banale come camminare a occhi chiusi si può rivelare fatale se la sfida, come nella “Bird box challenge” che prevede di guidare un’automobile senza guardare.
E queste cose non capitano solo nei film o nelle grandi città. “Ce no sono molti anche qui da noi - conferma Sara, polesana di 15 anni - ogni volta che vado a fare le ricerche su TikTok ne trovo qualcuno che conosco”.
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