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ROVIGO

"Ditemi com'è morto mio figlio". Magaraggia inizia lo sciopero della fame

L'ex consigliere comunale annuncia una clamorosa forma di protesta per chiedere verità sul dramma del figlio Giacomo.

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Lettera aperta di Roberto Magaraggia, ex esponente politico rodigino ed ex presidente di As2 in cui annuncia lo sciopero della fame chiedendo di fare luce sulla morte del figlio Giacomo avvenuta due anni fa in circostanze mai del tutto chiarite.

"Sono certo che qualsiasi cittadino e in generale genitore pretenderebbe giustizia su fatti ineccepibili come quelli denunciati e che si sono aggiunti amplificando il dolore più atroce che un genitore può subire: la perdita di un figlio. Mai avrei pensato di ricorrere alla forma più civile di protesta con lo sciopero della fame". 

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"Ventotto mesi fa nostro figlio Giacomo di 34 anni - inizia a raccontare il padre nella sua lettera - un ragazzo sportivo dal fisico e salute di ferro, è morto dopo tre ore e mezza dal ricovero avvenuto d’urgenza al Pronto Soccorso di Rovigo (pericardite). Al dramma se ne è aggiunto un altro, terribile. Dopo aver ricevuto copia dell’esame autoptico. Che all’interno conteneva affermazioni gravissime, false e diffamanti sulla nostra famiglia".

"Immediatamente ci siamo rivolti alla Procura di Rovigo - prosegue Magaraggia - per vedere tutelati i nostri diritti di cittadini. Ebbene, dopo due anni non risultano indagini atte a circoscrivere e identificare gli autori del reato, nonostante i nostri legali abbiano reiteratamente fornito elementi suppletivi incontrovertibili. Pertanto ho deciso di intraprendere questa azione non violenta. Da oggi inizierò lo sciopero della fame. Una forma di rispetto al Capo dello Stato, al signor Ministro della giustizia, al Vice presidente del CSM e al presidente dell’Ordine dei Medici, ai quali verranno inviati tutti gli atti sin qui in oggetto, e che verranno poi pubblicati. L’intento è portare attenzione al caso come forma di rispetto alla Magistratura e ai tanti magistrati che si adoperano con impegno e serietà per tutelare un nostro fondamentale diritto costituzionale".

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