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Canda: "I più piccoli, e con la giunta giovane"

Simone Ghirelli, 27 anni, scommette sul futuro. “Le case vanno a ruba”

Canda: "I più piccoli, e con la giunta giovane"

Un paese di 820 abitanti, una comunità viva, un sindaco tra i più giovani dell’Altopolesine e una sfida tutt’altro che semplice: invertire la rotta demografica e costruire un futuro possibile per Canda. Simone Ghirelli, 27 anni, guida una squadra con un’età media di 30 anni e un progetto chiaro: dimostrare che anche un piccolo paese può crescere, innovare e restare attrattivo se sostenuto da servizi, visione e coraggio amministrativo.

Il sindaco racconta il suo impegno, le difficoltà, le opportunità industriali, l’attenzione all’integrazione e il rapporto con il territorio polesano.

Perché un giovane decide di candidarsi per un paese così piccolo?

“Canda è un paese piccolo, ma vivo: ci sono attività, volontariato e opportunità. Ho deciso di candidarmi con una squadra giovane per credere che anche comunità come questa possano avere un futuro. Condividiamo valori, idee e una forte amicizia: ci siamo messi in gioco per far crescere il paese”.

I sindaci giovani riescono a dialogare con quelli più esperti? C’è un divario generazionale?

“Devo dire che no, abbiamo buoni rapporti con tutti. Tra giovani c’è un dialogo più diretto, ma in questo anno e mezzo ho trovato collaborazione con tutti i colleghi, specialmente dei comuni vicini. Ci accomuna l’obiettivo di lavorare per il territorio”.

Come affrontate il tema della svendita degli immobili e dell’arrivo di nuova popolazione legata alla logistica?

“Le case vanno letteralmente a ruba: c’è molta richiesta, soprattutto per affitti brevi. Alcune case rurali vengono vendute a persone provenienti dall’immigrazione, soprattutto dal Marocco: sono ben integrate e non creano problemi. Parallelamente stiamo lavorando per ampliare la nostra zona artigianale e per una variante residenziale, perché servono nuove abitazioni”.

La tendenza demografica è in calo: si può invertire la rotta?

“Siamo stabili nell’ultimo anno e mezzo, anche grazie ai nuovi ingressi. Vogliamo crescere creando servizi e qualità della vita. Nei piccoli paesi si può vivere bene, se tutto funziona. Eventi, attività culturali e turismo fluviale stanno dando buoni risultati: con il progetto Borghi Fluviali abbiamo portato 2.000 persone in un weekend”.

Collaborazioni tra comuni, Gal, Ipa e Zas possono essere la chiave?

“Assolutamente sì. Collaboriamo già con i comuni limitrofi e grazie al Gal abbiamo ottenuto 120mila euro per progetti sociali. E’ fondamentale fare rete per garantire servizi e opportunità”.

Cosa manca oggi a un giovane per scegliere Canda come luogo in cui vivere?

“Non abbiamo le scuole, ma siamo vicinissimi a Castelguglielmo e a Badia Polesine. Offriamo trasporto scolastico diretto e siamo ben collegati con Rovigo e Verona. Qui si vive bene: se non credessi nel futuro di Canda, non avrei investito il mio tempo né lo avrebbero fatto tanti altri giovani della mia squadra”.

Rovigo è ancora un riferimento o l’Altopolesine guarda altrove?

“Rovigo resta un punto di riferimento. E’ vero: per anni la provincia è stata ai margini delle scelte regionali, ma oggi vedo un nuovo attivismo. Dobbiamo però vigilare contro l’eccessiva diffusione di fotovoltaico e biogas: porta soldi subito, ma non costruisce sviluppo né lavoro”.

Tra dieci anni come vede Canda?

“La vedo cresciuta demograficamente, con più servizi e con uno sviluppo industriale di qualità. Non credo nelle fusioni: ogni paese deve mantenere la sua identità. Ma voglio una Canda protagonista, capace di collaborare e di essere un luogo dove le famiglie possano costruire il proprio futuro”.

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