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ECONOMIA

Un’impresa su quattro è “rosa”

Nel resto del Veneto l’incidenza scende al 20,8%, inferiore al valore generale dell’Italia

Un’impresa su quattro è “rosa”

Nel resto del Veneto l’incidenza scende al 20,8%, inferiore al valore generale dell’Italia

La provincia di Rovigo è quella più “rosa” del Veneto. Almeno per quanto riguarda l’imprenditoria: sono ben 5.067, infatti, le imprese guidate da donne nella nostra provincia, su 21.694 imprese totali. Si tratta di un’incidenza del 23,4%, che “piazza” il Polesine dritto in cima alla classifica regionale, e anche al di sopra della media nazionale che si attesta al 22,7%. Più bassa, invece, la media veneta, che si ferma al 20,8% con 86.972 imprese guidate da donne su 418mila. Dietro Rovigo, prima per incidenza di imprese a guida femminile, si attesta Belluno, con 2.738 imprese rosa su 12.867 (il 21,3%); quindi Verona con il 21,1%; Venezia con il 20,8%; Padova con il 20,7%, ma il più alto numero assoluto di imprese femminili (17.618, però su oltre 85mila aziende presenti), Treviso con il 20,3% e Vicenza, ultima in questa speciale graduatoria, con il 20,2%.

Insomma, nel resto del Veneto l’impresa in rosa ancora non sfonda, restando abbondantemente al di sotto della media nazionale. E dire che, se guardiamo il tasso di occupazione femminile, nella nostra regione questo si attesta al 62,3%.

Insomma, abbiamo molte donne che lavorano, ma poche che fanno impresa. Nonostante ciò, benché i dati relativi al Veneto non siano particolarmente esaltanti, in molti settori anche della nostra regione - dicono dalla Cgia di Mestre - “le aziende guidate da donne sono fondamentali, perché continuano a dare una spinta importante alla crescita e contribuiscono ad aumentare notevolmente la qualità del sistema economico”.

In particolare, dicono ancora nel report dall’Ufficio studi degli artigiani di Mestre - “a differenza dei colleghi maschi le donne imprenditrici tendono a dare lavoro soprattutto ad altre donne. In un Paese come il nostro, che ha il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, avere più imprenditrici è un passo decisivo per contrastare anche le disuguaglianze di genere. L’imprenditoria femminile non è solo una questione di equità sociale o di pari opportunità, svolge un ruolo importante nel far crescere l’occupazione femminile e l’autoimpiego. In un contesto segnato da stagnazione demografica, transizioni tecnologiche e ridefinizione dei modelli di lavoro, il contributo delle donne all’attività imprenditoriale rappresenta una leva da valorizzare di più. I dati internazionali mostrano una costante: la quota di imprese guidate da donne è significativamente inferiore a quella maschile, nonostante livelli di istruzione mediamente più elevati e una crescente presenza femminile nel mercato del lavoro. Questo divario non è neutrale dal punto di vista macroeconomico. Secondo stime di organismi internazionali, colmare anche solo parzialmente il gap di genere nell’imprenditorialità potrebbe generare un aumento rilevante del Pil, grazie a una migliore allocazione del capitale umano e a una maggiore diversificazione del tessuto produttivo”.

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